La cucina di Andrea Aprea è come la sua intervista: asciutta, pulita, efficace. Nell’elegante ed austero ristorante del Park Hyatt, i suoi piatti ed i suoi sapori vi raggiungono come un raggio di sole che ostinato si apre la strada fra le nubi. A Milano, in punta di Galleria, se per una qualunque ragione sentite il bisogno di un raggio di sole che vi scaldi il cuore, regalatevi una sosta al Vun, da Andrea Aprea. Anche senza ragione, in verità.
Quanti anni hai, dove sei nato, da quanto fai il cuoco?
Ho 36 anni, sono nato a Napoli e faccio il cuoco da 18 anni.
Il nome del cuoco dalla cui cucina ti senti più distante e quello alla cui cucina ti senti più vicino:
Mi sento più distante dalla cucina nordica di Rezdepi e più vicino a quella italiana di Bottura.
La III° media del tuo paese ha visto le ultime puntate di Master Chef e ne hanno parlato in classe. Al docente di italiano viene l’idea di far vedere ai suoi alunni come funziona un ristorante dal di dentro e li porta in visita al tuo ristorante. Cosa prepari loro per pranzo?
Sicuramente uno spaghetto di Gragnano con i pomodorini del Piennolo.
Dolce, salato, acido, amaro, quale scegli? L’umami non vale…
Salato.
Un incontro casuale ma hai la certezza che si tratti della tua anima gemella. Ti confessa un debole per il cibo gourmet, riesci ad invitarla a cena e ti giochi tutto su una singola preparazione. Un piatto tuo o un grande classico? Quale?
Mia moglie l’ho conquistata con una matriciana.
“Chilometrozero”, “buonogiustoepulito”, “naturale”, “artigianale”… quanta etica serve per fare un gran piatto?
Sono tutti elementi che giocano un ruolo importante per fare un grande piatto.
Sono appena entrati in sala l’ennesimo ispettore di guida e, dopo pochi minuti, un tale che fa un sacco di domande e scrive compulsivamente sul suo cellulare; si siedono a tavola ed ordinano. Sotto la salamandra i piatti sono pronti, siamo agli ultimi ritocchi. Ti ricordi di aver in tasca per caso, guarda il caso, una boccetta nuova di pacca di guttalax ed il fondo di un flacone di veleno per topi… e sono tutti girati dall’altra parte…
Il rispetto innanzitutto e poi per me l’ospite è sacro chiunque esso sia.
foto di: Alfredo Chiarappa