7 opere e 7 domande, alle 7 di mattina, a fotografi che si svegliano presto o non sono ancora andati a dormire.
Oggi è la volta di Francesca Zoe Paterniani.
Ciao Francesca, quanti anni hai e di dove sei? Da quanto scatti foto?
Ho 20 anni, sono nata a Pesaro, attualmente vivo a Bologna. Scatto foto da circa quattro anni anche se non so dirti quando ho scattato la prima fotografia di cui sono stata soddisfatta: è un flusso continuo di immagini che prima mi piacciono e dopo una settimana diventano acqua passata.
La tua attrezzatura?
Una Nikon D2x della quale non ho compreso il potenziale e il valore per parecchio tempo (ed è stato meglio così, altrimenti credo che ci sarebbero un sacco di foto mai scattate) ed una Nikon F801. Obiettivi fissi per lo più, l’85mm F1.8 è il mio preferito e quello che uso meno, come si fa con i vestiti che ci piacciono di più.
Cosa fai quando non fai foto?
Studio arte, pulisco casa in continuazione, e penso alle fotografie che scatterò. E poi costruisco itinerari e organizzo viaggi che non so se farò mai. Disegno sui mobili.
Descrivimi la tua stanza.
Ci sono libri, un grande letto con i cuscini optical, diverse giraffe. Poi tengo sempre una fotografia sul comodino accanto al letto, ma la cambio spesso. In questo momento ho l’immagine di un foglietto scritto a mano da Ando Gilardi che dice: “la fotografia è la poligenetica obliterazione dell’io cosciente che si infutura nello stereotipo della realtà”. La foto è di Chico de Luigi.
La tua macchina fotografica pesa quanto…
Un mattone: 4,2 kg. La fisicità degli oggetti è importante: il fatto che sia così ingombrante mette in soggezione il soggetto e questo, talvolta, può essere un bene.
Se il tuo immaginario fosse un film? O un libro?
“Mr Nobody” di Jaco Van Dormael.
“The Daydreamer” di Ian McEwan.
Un fotografo/a che mi consigli di tener d’occhio?
Mauro Brancorsini che fa tante foto tutte diverse, tutte coerenti fra loro e tutte sottovoce.
E Veronica Santandrea, nelle sue foto c’è sempre il sole.