7am | Giovanni Damiola

7 opere e 7 domande, alle 7 di mattina, a fotografi che si svegliano presto o non sono ancora andati a dormire.
Oggi è la volta di Giovanni Damiola.

Ciao Giovanni, quanti anni hai e di dove sei? Da quanto scatti foto?
Ho passato i trent’anni, sono cresciuto in un piccolo paese della Valcamonica, ma ho vissuto per anni a Milano.
Ora vivo tra Toronto e New York City. Scatto foto da tempo, ma solo negli ultimi anni ho potuto dedicarmici con costanza e determinazione.

La tua attrezzatura?
Non sono un feticista dell’attrezzatura fotografica, per me è solo uno strumento con cui catturare immagini.
Ho scattato con dispositivi molto diversi fra loro, ma, ultimamente, uso soprattutto una reflex digitale Canon 550D, una compatta IXUS 120is e l’iPhone.
In passato ho avuto l’opportunità di giocare con una camera oscura; il mondo analogico resta molto affascinante, ma ora sono un entusiasta della tecnologia digitale.

Cosa fai quando non fai foto?
Sono molto curioso, cerco quindi  di non stare mai fermo, che si tratti di posti fisici o della mente.
Faccio l’ingegnere informatico e cospiro con gli amici e i miei compagni di viaggio.

Descrivimi la tua stanza.
Negli ultimi sei mesi ho cambiato cinque case. La mia stanza ora ha due finestre, è molto luminosa ma piuttosto vuota. Ci sono solo il letto e un armadio, vestiti sparsi, uno zaino con la mia attrezzatura e il computer.

La tua macchina fotografica pesa quanto…
…quanto una pietra, un paio di scarpe o una macchina del tempo.

Se il tuo immaginario fosse un film? O un libro?
Se fosse un film probabilmente oggi sarebbe “Arizona Dream” di Emir Kusturica.
Se fosse un libro mi viene in mente “Le Piume Di Vurt” di Jeff Noon.

Un fotografo/a che mi consigli di tener d’occhio?
In giro c’è davvero gente molto brava, passo ore online sbirciando i lavori che trovo, ed è  davvero difficile scegliere.
In questo momento non c’è un artista italiano che mi colpisce e ispira più di altri.
Tralasciando i nomi più famosi, mi limito a segnalare le ultime scoperte che ho fatto:
Francesco Baldotti e Benedetta Falugi.

Un messaggio

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