Maggio è il mese che mi fotte: a Roma sembra estate (a parte gli acquazzoni delle 4 pm) e nonostante le spiagge algose e il mare grigio di Ostia che mi chiamano, devo dar perennemente conto alla sessione estiva. L’ultima sessione della mia vita (per ora) che un po’ mi mette ansia e un po’ felicità, perché per ogni cosa che finisce ne inizia un’altra, e nonostante la mia cronica malinconia per il passato poi capisco che le cose andate sono andate (e anche alcune persone) quindi adios, arrivederci, näkemiin (è finlandese, Google Translate).
E tra le foto piene di luce e i corpi nudi di Philia mi è venuto in mente il mio piccolo paesino della Calabria ed il mare incredibilmente limpido, papà che pesca 24 ore su 24 e il beato far niente per 31 giorni (notti) tondi tondi. Soprattutto per il titolo di questa collezione: “A playful day between love”, che ti fa guardare le foto in maniera diversa. L’amore è stare seduti su un pavimento di legno, mangiare una fetta di melone senza niente addosso, è un vestito fatto bene e che ti fa sentire piena (d’amore).
Due amiche a Brooklyn (nella penthouse di Mark Borthwick, fotografo d’eccezione per questa collezione) provano i vestiti di Philia, fatti di plissé, leggerezza e ricami. I colori sono per lo più caldi, domina il bianco, ma non manca il nero, il blu mare e il pesca, su abiti dal taglio dritto e pulito che piacerebbero un sacco a Federico Forquet e altri morbidi e fascianti con stampe optical. Per ora non c’è molto da dire sulla storia di Philia, soprattutto perché questa è la prima collezione e quindi una storia piano piano verrà scritta, però c’è da dire che si inizia bene e che il messaggio che manda questo progetto italiano è molto bello: “lavoriamo per una moda che abbia valori reali”. Per guardar meglio gli abiti e la modella con i capelli vaporosi (che bramo) il sito è www.philiacouture.com.
