Una discussione tra due persone che la pensano diversamente è virtualmente insolvibile. Entrambe le parti credono profondamente alle idee che sostengono e pensano di avere ragione.
E la ragione è spesso più ottusa di quello che effettivamente designa e rischia di costruire una barriera alle buone idee e alle contraddizioni che vengono dall’esterno.
Dunque, una discussione finisce solo quando uno cede il passo all’altro e dice hai ragione. Oppure quando si tirano fuori cose tipo abbiamo ragione entrambi, ognuno ha le sue idee, non c’è mica problema.
Più raro è quando si dice: non sono d’accordo, ma mi hai convinto.
Io non sono affatto d’accordo con Gilbert K. Chesterton. Ma mi ha convinto.
L’uomo che fu Giovedì trasuda intelligenza da tutte le pagine.
Le prime dieci sono indimenticabili, con due poeti che discutono pro e contro l’anarchia con un acume davvero da grandi pensatori.
Poi c’è un Consiglio Segreto Anarchico in cui tutti i membri hanno come nome un giorno della settimana e Domenica è il capo, enorme e misterioso.
Poi c’è un uomo misterioso sempre al buio che è il capo della polizia anti-anarchica, che mette insieme i migliori poliziotti del regno.
Ci sono infiltrati, misteri, duelli e travestimenti, soprattutto travestimenti.
Ma soprattutto c’è una allegoria cristiana grande come tutto il libro, talmente evidente da diventare il filtro attraverso il quale il libro stesso viene letto.
Questo perché nel gran finale si scopre che Domenica è più o meno dio e, invece di riposarsi, si prende degli gran sbattimenti per fare correre tutti, farli mettere l’uno contro l’altro e lasciarli con un palmo di naso.
Lo stesso palmo di naso che abbiamo avuto, da piccoli, quando prima della confessione abbiamo chiesto al prete, ma perché se dio è così buono allora ci sono le guerre? con lui che ci rispondeva confusamente del libero arbitrio e cose del genere. Non è facile spiegare a un bambino certe cose. Ecco, Chesterton con questo libro lo riesce a spiegare anche ai sassi.
Domenica è contemporaneamente cattivo (si finge anarchico, vuole spaccare tutto, mette gli altri l’uno contro l’altro) e buono (si finge poliziotto, vuole sgominare i cattivi, rende gli altri buoni amici). Leggendo il libro si capirà poi come possa fare queste due cose contemporaneamente.
Tutti gli altri giorni della settimana interpretano questo mistero in modi differenti, spesso contradditori, tutti plausibili e, soprattutto, consolanti.
Alla fine arriva un anarchico vero, pazzo di rabbia, che non sopporta i sei amici (peraltro conciati come i giorni della settimana e ormai tutti contenti) perché “non sanno cos’è la vera sofferenza” e per questo vuole distruggere il mondo.
Altrochè se lo sappiamo, dicono i sei, lo sappiamo perché l’abbiamo appena superata. E Domenica sta scomparendo.
Perché se dio è così buono ci sono le guerre? Per dare la possibilità agli uomini di superarle.
Ma… che vuol dire?
Tardi, Domenica se ne è già andato.