Nissan Cube & Paris Slow Gallery

Nissan Cube

Prima dell’avvento delle telecomunicazioni un movimento culturale ci metteva anni ad oltrepassare i confini di uno stato (quando ci riusciva) e ad invadere i vari settori della cultura. Oggi abbiamo Internet, i blog, le email, Facebook e il passaparola è immediato e globale, così una corrente di pensiero nasce e si consuma in poco tempo, anche se paradossalmente questo movimento si chiama slow, e quindi dovrebbe andare piano…

Noi italiani ne siamo stati i pionieri con lo slow food, ma poi il farlo con lentezza, il godersela con calma ha contagiato la cultura e l’attitudine slow è entrata nella fotografia e nei video, nella moda e nella musica, nell’arte e anche, incredibili a dirsi, nel mondo dell’automobile.

Gli artisti che hanno sposato questo movimento hanno creato, in collaborazione con Nissan Cube, lo Slow Manifesto il cui slogan è Slow is a revolution a presentazione della Slow Gallery cui Frizzifrizzi ha presenziato con la sottoscritta a Parigi lo scorso week end.

Regina del vernisage la Nissan Cube, vettura nata e concepita per il popolo giapponese che dopo il clamoroso successo avuto in patria si prepara con un restyling a sbarcare in Europa e lo fa abbracciando la slow culture.
Come? La Nissan Cube ha un marcato design cubico in forte contrasto con i dolcissimi lineamenti e materiali degli interni, un’auto pensata per affrontare il duro mondo che c’è là fuori attraverso una corazza che ci protegge e protegge il nostro mondo fatto di comodità: sedili che sembrano poltrone, finestrini che sembrano oblò, materiali naturali come il legno e il canvas.

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Il suo debutto lo farà all’autosalone di Ginevra, tra pochi giorni, e sono sicura che conquisterà l’Europa così come ha conquistato noi bloggers che l’abbiamo vista in anteprima.

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A far da cornice le magnifiche opere dei fratelli di La Fratrie, a rappresentare la Slow Art. Luc e Karim realizzano mini sculture sospese a mezz’aria. Un lavoro meticoloso, lento e minuzioso. I materiali usati sono di ogni tipo e soprattutto di recupero. Le loro opere sono come piccoli gioielli da ammirare, domande sospese sul rapporto che lega l’uomo all’ambiente. Davvero magnifiche.

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Christophe Vialle per Slow Design ha presentato le sue Racing Carré, nuova collezione haute culture et pret à pousser, che nasce dall’unione del design e della biotecnonoligia innovativa. Mini giardini da amare e curare come un pezzo di mondo da salvare.

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Le stupefacenti foto di Scarlett Hooft Graafland per Slow Photo colpiscono come un tuffo nell’acqua gelida. L’artista ha girato i quattro angoli del globo sottoponendo i suoi soggetti a lunghe pose creando una soft area che sembra amplificare l’immagine tanto che si ha l’impressione di perdercisi dentro.

Altrettanto alternative le posizioni di Samon Takamashi (artista e sound designer, qui a rappresentare la Slow Music) e da Marcus Kreiss, per Slow Video, che ha creato un nuovo canale Tv privo di suoni fatto solo di immagini d’autore proposte al rallentatore.

Entrambi partono dal presupposto che siamo invasi da musica ed immagini che condizionano la nostra vita fino a modificare il nostro respiro, alienare i nostri occhi. La slow music e gli slow video ci aiutano a rilassarci, a respirare più lentamente e profondamente tanto da diminuire la pressione arteriosa e il ritmo sinusale.

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Fra tutti mi sono perdutamente innamorata delle creazioni di Jérome Dreyfuss, per Slow Fashion. Un’appassionata di moda e di accessori attenta alle dinamiche eco-compatibili, non può che sentirsi invitata a nozze dallo stilista in questione.
Le sue borse sono realizzate a regola d’arte, i materiali usati rigorosamente naturali e di ottima qualità, trattati solo con metodi biologici e nel rispetto dei criteri di eticità. Per le colorazioni vengono usate solo tinture naurali a ridotto uso di mercurio (solo l’8%).
Il suo approccio alla moda biologica è stato ribattezzato Agri-Couture, e mai nome fu più calzante. Basta dare un’occhiata al suo sito per rendersi conto di quanto le sue “creature” siano degne del vostro amore incondizionato.

Uno ringraziamento speciale va agli amici di Balistik*Art che hanno organizzato il tutto in maniera impeccabile. Grazie Katja, Céline, Alex e Stéphane.

Con me, tra gli altri (ed eravamo in tanti), gli amici francesi James Bort, Charles Liebert, Pierre-Jean di Black Tie e Luxury Design, Chris Seng Thong, gli spagnoli Delphine e Tony di Cuarto Derecha, il tedesco Norman Roehlig e l’inglese Hassan Luwailira.

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