Nato in una famiglia che l’arte ce l’ha nel sangue — il padre è pittore, così come la sorella, mentre la madre è pittrice, ceramista e designer — Gordon Moore è cresciuto a Martha’s Vineyard, isola del Massachusetts che oltre a essere una nota destinazione estiva per celebrità e personaggi politici ospita anche una numerosa comunità di importanti nomi delle arti e della cultura.
Essendo stato inevitabilmente stato a stretto contatto, fin dall’infanzia, con i linguaggi della pratica artistica così come con le bellezze naturali del luogo, negli anni della formazione Moore ha sperimentato in diversi campi — dal design d’arredo alla pittura, dal cinema alla ceramica — proseguendo poi su “più binari” anche all’università, laureandosi in storia dell’arte e architettura alla Brown University e in animazione alla Rhode Island School of Design. Qui, nel 2020, ha lavorato a una tesi di laurea realizzata in forma di cortometraggio sperimentale che unisce le sue due grandi passioni: l’animazione, appunto, e la ceramica.

Intitolato Rain Pot, il filmato è un sapiente intreccio di immagini in movimento, meraviglie della natura e magia della ceramica.
«Qualcosa è mai veramente immobile?» si chiede Moore. «Nelle nostre vite siamo circondati da un’azione costante. Il pianeta stesso è in continuo movimento e sulla sua superficie c’è una massa di storie non raccontate. Proprio come gira la terra, così fa il vaso. La ceramica è poesia della vita in movimento: la danza involontaria tra armonia e dissonanza».
Selezionato da numerosi festival internazionali e vincitore di svariati premi, Rain Pot è un’opera ibrida, e proprio per questo molto affascinante. Dentro c’è il dietro le quinte della lavorazione della ceramica, c’è la riflessione sui cicli della natura, c’è l’incantesimo dell’animazione — incantesimo che nel corso della storia umana sembra sia nato proprio con la ceramica: nel 2008, infatti, in Iran è stato trovato un vaso di oltre 5000 anni fa con sopra quella che è considerata la più antica forma di animazione finora scoperta.


