Illustrazione di Alessandra Bruni
A differenza della musica degli anni Sessanta, che detesto con trasporto, sono un grande fan del cinema di quegli anni, che, secondo me, ha saputo fotografare, più che in altre epoche, un decennio denso di cambiamenti.
Gli anni Sessanta vedono ancora gli italiani alle prese con tanta miseria e con le difficoltà della ricostruzione del dopo guerra. Sono gli anni in cui tanti emigrano all’estero, come l’Alberto Sordi de I magliari oppure dalla campagna alla città (Il posto) e ancora dal sud verso il nord, anche se talvolta quello della città rimane solo un sogno provinciale (I basilischi).
Ma il cinema di quegli anni racconta anche la chiusura delle case chiuse (Adua e le compagne) e una diffusa cialtroneria del maschio italiano, portata sullo schermo in tanti film da Alberto Sordi o Vittorio Gassman, ma anche da Walter Chiari (Il giovedì).
Un genere che ritorna spesso è il grottesco, con l’intento di raccontare l’attualità e le sue contraddizioni, come ne La ballata del boia interpretato da Nino Manfredi.
Ma c’è anche la fantascienza. Si tratta di una fantascienza lontana dagli effetti speciali e dai viaggi spaziali dei film americani, più legata al contemporaneo (La decima vittima e Omicron) che però, come spesso capita alla fantascienza sociale, rivista oggi risulta attuale e preveggente.
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I magliari (1959)
Regia di Francesco Rosi
Soggetto di Suso Cecchi D’Amico e Francesco Rosi
Sceneggiatura di Suso Cecchi D’Amico, Francesco Rosi, Giuseppe Patroni Griffi
Con: Renato Salvatori, Alberto Sordi, Belinda Lee, Paula Mayer, Nino Vingelli, Aldo Giuffré, Aldo Bufi Landi, Nino Di Napoli, Carmine Ippolito, Pasquale Cennamo.
Ferdinando, detto Totonno (Alberto Sordi) vive ad Hannover dove lavora per conto di don Raffaele Tramontano, capo di una rete di venditori truffaldini che vendono tessuti e tappeti scadenti. È una vita di espedienti e improvvisazione ma Totonno vede una possibile svolta cambiando padrone e andando a lavorare per un tale Mayer. Totonno lascia quindi don Raffaele portandosi via parte dei suoi migliori venditori, ai quali promette un migliore trattamento e più alti margini di guadagno, ma presto iniziano i problemi. Mayer ha infatti trascurato di avvertire i suoi nuovi venditori di aver preso il territorio in cui lavorava già una banda di polacchi.
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Adua e le compagne (1960)
Regia di Antonio Pietrangeli
Soggetto di Ruggero Maccari, Antonio Pietrangeli ed Ettore Scola
Sceneggiatura di Ruggero Maccari, Antonio Pietrangeli, Ettore Scola e Tullio Pinelli
Con: Simone Signoret, Sandra Milo, Emmanuelle Riva, Gina Rovere, Claudio Gora, Marcello Mastroianni, Gianrico Tedeschi e la partecipazione di Domenico Modugno
Dopo la chiusura delle case chiuse, disposta dalla Legge Merlin del 1958, quattro prostitute decidono di mettersi in società per rilevare un casale, ristrutturarlo e farne una trattoria con stanze al piano di sopra per riprendere anche la loro vecchia attività. Ma le cose si complicano quasi subito: tra litigi e permessi che non arrivano, si mette in mezzo anche un finanziatore che entra in società per aiutarle con lo scopo in realtà di diventarne lo sfruttatore.
Molto brave Simone Signoret e Sandra Milo, ma anche Marcello Mastroianni, in un ruolo da non protagonista.
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Il posto (1961)
Regia, soggetto e sceneggiatura di Ermanno Olmi
Con: Loredana Detto, Sandro Panseri, Tullio Kezich, Guido Spadea, Mara Revel
Il giovane Domenico si presenta per un colloquio presso un’azienda milanese. Al colloquio conosce Magalì e tra i due nasce un’intesa.
Il posto è un film minimale, che più che raccontare una vera e propria storia, ritrae un’epoca, con un’infinità di piccoli dettagli che ne fanno uno dei miei film preferiti. Domenico, che viene dalla campagna, scopre la vita di città e della grande azienda, dove i capi ispirano soggezione, si fa la coda per mangiare pasta scotta alla mensa e gli impiegati litigano tra di loro per una scrivania. Ma l’azienda è anche una sorta di famiglia, dove gli anziani sono talvolta bonari con i più giovani e li prendono sotto la loro ala.
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I basilischi (1963)
Regia, soggetto e sceneggiatura di Lina Wertmüller
Con: Antonio Petruzzi, Stefano Satta Flores, Sergio Ferrarino, Luigi Barbieri, Flora Carabella, Mimmina Quirico
Antonio, Francesco e Sergio sono tre amici che vivono in un paese di provincia pugliese e che detestano per la sua arretratezza. Sognano di scappare a Roma per andare incontro al progresso e a una vita sessuale più disinibita, ma non si muovono mai perché, in fondo, quella provincia li coccola con le sue certezze. Quando gli zii lo invitano a Roma per qualche settimana, Antonio coglie l’occasione al volo, saluta gli amici e parte.
I Basilischi è il primo film di Lina Wertmüller e racconta l’indolenza di una gioventù sospesa tra due mondi, che ambisce il nuovo e la città ma è incapace di allontanarsi dalla provincia e dal suo tradizionalismo.
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La ballata del boia (1963)
Regia di Luis García Berlanga
Sceneggiatura di Ennio Flaiano, Luis García Berlanga, Rafael Azcona.
Con: Nino Manfredi, Emma Penella, José Isbert, Guido Alberti, José Luis López Vázquez, Antonio Rodríguez
José Luis (Nino Manfredi) lavora per le pompe funebri e conosce per caso Carmen, la figlia del boia del paese. I due iniziano una relazione e decidono di sposarsi proprio quando al padre di lei, Amadeo, viene concessa la casa popolare per la quale ha fatto domanda molti anni prima. Poco tempo dopo però, una lettera comunica ad Amadeo il pensionamento e la regola vuole che, non essendo più un dipendente dello Stato, esso rinunci all’abitazione. Il solo modo per mantenere il privilegio è che un figlio erediti il mestiere del padre, ma non avendo figli maschi, l’unica è che sia il genero a rilevarne l’attività.
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Omicron (1963)
Regia, soggetto e sceneggiatura di Ugo Gregoretti
Con: Renato Salvatori, Rosemarie Dexter, Gaetano Quartararo, Mara Carisi, Calisto Calisti, Maria Grazia Grassini e Ugo Gregoretti
L’operaio Angelo Trabucco, ritrovato misteriosamente morto, altrettanto misteriosamente, resuscita, poco prima dell’autopsia. Trabucco è in realtà posseduto da Omicron, un alieno del pianeta Ultra in missione sulla Terra per studiarne gli abitanti ed elaborare un piano di invasione. Omicron però sta ancora cercando di imparare come funzionano i terrestri e ciò determina comportamenti anomali in Trabucco che nel frattempo, riassunto nella fabbrica dove lavorava, diventa performante e disciplinato come una macchina.
Un’originale interpretazione di Renato Salvatori per un divertente soggetto di Ugo Gregoretti.
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Il giovedì (1964)
Regia di Dino Risi
Soggetto di Castellano e Pipolo, Dino Risi
Sceneggiatura di Castellano e Pipolo, Dino Risi
Con Walter Chiari, Roberto Ciccolini, Michèle Mercier, Alice e Ellen Kessler, Milena Vukotic, Emma Baron e Olimpia Cavalli
Dino (Walter Chiari) è un quarantenne cialtrone, separato dalla moglie e di fatto mantenuto dalla sua nuova compagna. Dopo diversi anni, la ex moglie gli accorda il permesso di vedere Robertino, il figlio che studia in un collegio svizzero. Dino avrà un giorno per conoscere e farsi conoscere dal figlio, ma lo impiega perlopiù per impressionarlo con le sue sbruffonate, millantando un impiego che non ha, portandolo in giro con una lussuosa auto americana non sua e raccontando di una fantomatica prigionia subita in guerra. Robertino lo ascolta e appunta tutto sul suo diario.
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La decima vittima (1965)
Regia di Elio Petri
Soggetto di Robert Sheckley (dal racconto The Seventh Victim)
Sceneggiatura di Tonino Guerra, Giorgio Salvioni, Ennio Flaiano, Elio Petri
Con: Marcello Mastroianni, Ursula Andress, Elsa Martinelli, Salvo Randone, Massimo Serato, Milo Quesada, Luce Bonifassy, Jacques Herlin
Nel futuro, per contenere la violenza, un computer designa persone a caso per partecipare a una Grande caccia, un gioco precursore degli odierni reality, in cui si può essere cacciatori o vittime.
Chi sopravvivrà a dieci battute di caccia sarà dichiarato decathon e vincerà un milione di dollari.
La campionessa americana, una giovane Ursula Andress, arriva in Italia in cerca della sua decima vittima, Marcello Poletti (Mastroianni). Quando si incontrano, Marcello sospetta di essere la vittima designata della cacciatrice ma esita a ucciderla, perché in caso di errore, sarebbe condannato. Nel frattempo, i due si innamorano. Ma ormai devono giocare fino in fondo.