La stanza dell’artista: Bimba Landmann

Lavori a casa o hai uno studio esterno?

Ho un mio studio a casa, una stanza tutta per me. È il mio regno, il mio luogo preferito della casa. Mi è capitato anche di passarci 15/16 ore al giorno in tempi di consegna. Nonostante non sia grandissimo, ogni volta si spalanca su nuovi spazi, paesaggi e luoghi inesplorati.

Lavori da sola o in compagnia?

Da un anno ho un cane amico e in genere sta con me mentre lavoro. Lui riposa e io dipingo. Ogni tanto ci guardiamo e ci sorridiamo.

Lavori in silenzio o con la musica / film? 

Ci sono momenti e momenti. La musica è in genere una colonna sonora al mio gesto, scelgo accuratamente l’emozione che mi serve: se mi devo caricare ho alcune musiche perfette, se devo entrare in un mondo introspettivo e malinconico ne ho altre. Ci sono anche musiche ipnotiche che mi servono soprattutto nella prima stesura di un fondo: lì i gesti sono molto veloci, si decide tutta l’impostazione del lavoro e mi piace essere in una condizione quasi “fuori da me”. Poi, quando eseguo tutti i particolari posso ascoltare anche la radio, è più un lavoro di esecuzione artigianale.
Quando invece scrivo o progetto ho assoluto bisogno di silenzio. Solo gli uccellini o le rondini fuori dalla finestra non mi danno fastidio.

Lavori mai in luoghi pubblici?

Mi è capitato di fare eventi dal vivo: dipingevo mentre il foglio e le mie mani erano proiettate su un grande schermo. Sono momenti di grandissima emozione.
Oltre a questo, mi piace alternare alla realizzazione dei libri anche laboratori per bambini e adulti. In questi casi, dipingo qualcosa per mostrare degli esempi e soprattutto per entrare nel clima della magia dei colori. Ho anche lavorato come insegnante con gruppi di detenuti nel carcere. Abbiamo realizzato enormi murales insieme. Un lavoro meraviglioso che ho nel cuore. Questo lavoro fatto in pubblico è sempre molto emozionante perché le singole energie delle persone si sommano, rimbalzano, crescono, si alimentano l’un l’altra. La gioia che ne scaturisce è davvero portentosa.

Hai un rito del mattino o pomeridiano, prima di cominciare a lavorare?

Da quando ho avuto un figlio molti anni fa ho dovuto far coesistere la mia professione e i miei impegni di mamma. Per noi donne non è sempre facile. Lavorare a casa è bello per molti aspetti ma per altri è complesso perché si è continuamente chiamati ad altro.
Per questo ho dovuto imparare a concentrarmi in un secondo. Appena mi siedo comincio e con mio grande stupore trovo subito la concentrazione. Dunque ho azzerato ogni rito che invece avevo quando ero più giovane.

Cosa fai quando sei in pausa?

Questo varia molto dal periodo: se sono serrata con i tempi, i momenti di pausa servono solo a cucinare, a mangiare, a farsi una doccia… Invece nei tempi più tranquilli leggo un libro, guardo fuori dalla finestra il cielo (abito in un sottotetto) curo le mie piante, gioco con il cane, faccio una passeggiata, incontro gli amici.

A cosa non potresti mai rinunciare mentre lavori?

Al silenzio e alla solitudine. La solitudine è il luogo che mi serve come l’aria che respiro. Ogni giorno ne devo avere almeno qualche ora. Altrimenti la mia creatività ne soffre. E comincio a stare male, sia psicologicamente che fisicamente.
Ho anche un oggetto per me magico che tengo accanto mentre lavoro: è una xilografia di Štěpán Zavřel, meraviglioso maestro di illustrazione e di vita, con una dedica bellissima che mi ha fatto quando iniziavo questo lavoro, a 21 anni. Mi piace sentire questa presenza ogni giorno, mentre lavoro.