Da anni conosciuto e apprezzato in tutto il mondo per i suoi straordinari collage realizzati con elementi provenienti da antichi libri dell’800, Lorenzo Petrantoni disegna con le parole e scrive con le immagini: nelle sue composizioni, brulicanti di elementi, le illustrazioni — perlopiù incisioni di enciclopedie, trattati e manuali — “dicono” direttamente ciò che sono: un occhio, un orologio, una bussola, una mongolfiera, un binocolo, un ombrello, una tromba; mentre le lettere e le parole, originariamente stampate con caratteri in legno o in piombo e decontestualizzate dall’artista, singolarmente o in blocco, sono trattate come immagini per andare a costruire, insieme a quest’ultime e ai fregi tipografici, complesse tavole grafiche in cui è facile perdersi tra segni, simboli e connessioni figurative e concettuali.
Sono opere, le sue, che stridono col flusso continuo di stimoli visivi cui siamo abituate e abituati. Impossibile riuscire a “leggerle” all’interno degli strettissimi limiti di tempo e attenzione che solitamente concediamo, consapevolmente o meno, alle immagini nelle quali ci imbattiamo, soprattutto sui social. Questi affollati collage non scorrono via lisci dopo un battito di ciglia. Al contrario: domandano attenzione, chiedono allo sguardo di fermarsi, invitano alla ricerca e alla scoperta, che sono poi i primi due ingredienti essenziali del lavoro di Petrantoni, che va in giro per mercatini e librerie antiquarie a caccia di volumi pieni di gravures, poi scansiona e fotocopia le immagini (feticiste e feticisti dell’oggetto-libro non si facciano venire le palpitazioni: nessun tomo viene irrimediabilmente intaccato nel processo), le raccoglie, le classifica e — all’occorrenza — le usa.
Proprio quest’ultimo passaggio, quello compositivo, è al centro di un piccolo cortometraggio, Lorenzo Petrantoni Genesis, girato e prodotto da Davide Enrico Agosta, che mostra, dettaglio dopo dettaglio, parte del “making of” di un’opera.


