Un documentario mostra tutto il lavoro del pittore di insegne David Adrian Smith sulla sua opera più ambiziosa

«Con ogni progetto devi iniziare dalla tua immaginazione. E da una matita» dice David Adrian Smith, che da oltre quarant’anni è un pittore di insegne e un artista della cosiddetta pittura inversa sul vetro, una tecnica che consiste appunto nel decorare lavorando sul retro del vetro, che in questo modo funge sia da supporto che da protezione all’opera stessa.
Originario del Gloucestershire, appassionato di grafica, tipografia e artigianato di fine ‘800 / inizio ‘900, Smith ha imparato il mestiere fin da ragazzino, quando ad appena 16 anni ha iniziato ad andare a bottega da alcuni maestri del settore. Nel 1992 ha aperto un suo studio di insegne artigianali a Torquay, nel Devon, e quando è arrivato ai più alti livelli del mestiere ha venduto l’attività per dedicarsi completamente al vetro, focalizzandosi sulla doratura, la pittura e incisione all’acido.

La sua è una storia che merita di essere raccontata, e così ha fatto il regista Danny Cooke, che su di lui ha girato un documentario che mostra Smith al lavoro su quello che egli stesso considera il suo capolavoro: un’opera che consiste in un’insegna in vetro montata tra due specchi in una cornice in legno appositamente realizzata, il tutto commissionato da Russell Manley, proprietario dello storico salone da barbiere Ludlow & Blunt, che sta a Brooklyn, può vantare clienti come Tilda Swinton e gli indimenticati Lou Reed e Philip Seymour Hoffman, e che ha fatto anche da setting per la serie tv Boardwalk Empire.

Fotogramma dal documentario “David A Smith – The Making of Ludlow & Blunt”, di Danny Cooke, 2022

«Entrambi [io e Manley, ndr] eravamo d’accordo sul volere qualcosa che non soltanto catturasse l’Età dell’Oro degli empori di barberia ma che celebrasse anche tutte le abilità e le tecniche che avevo imparato negli anni. Questa è stata probabilmente la più grande sfida che abbia mai affrontato» ha detto Smith, che infatti ha impiegato ben cinque anni di lavoro su questo straordinario pezzo, tra lo studio iniziale, il disegno e l’uso di molteplici tecniche (serigrafia, incisione con l’acido, aerografo, applicazione di sottilissime foglie d’oro e d’argento), un viaggio in Bretagna per farsi realizzare da un suo amico Arron Dart — maestro artigiano del legno — le cornici, anch’esse opere d’arte, e l’arrivo dal Texas di una placca metallica incisa a mano da Rick Simmons.

Il documentario rivela tutto l’affascinante dietro le quinte di un lavoro fatto di dettagli precisissimi, in cui, in certi passaggi, se si sbaglia occorre ricominciare da capo (la ricetta, spiega Smith, è fatta di «precisione, dedizione e rispetto»).
Degni di nota sono anche i titoli di coda, realizzati dall’artista stesso su vetro, uno a uno.

Fotogramma dal documentario “David A Smith – The Making of Ludlow & Blunt”, di Danny Cooke, 2022
Fotogramma dal documentario “David A Smith – The Making of Ludlow & Blunt”, di Danny Cooke, 2022
Fotogramma dal documentario “David A Smith – The Making of Ludlow & Blunt”, di Danny Cooke, 2022
Fotogramma dal documentario “David A Smith – The Making of Ludlow & Blunt”, di Danny Cooke, 2022
Fotogramma dal documentario “David A Smith – The Making of Ludlow & Blunt”, di Danny Cooke, 2022
Fotogramma dal documentario “David A Smith – The Making of Ludlow & Blunt”, di Danny Cooke, 2022
Fotogramma dal documentario “David A Smith – The Making of Ludlow & Blunt”, di Danny Cooke, 2022
Fotogramma dal documentario “David A Smith – The Making of Ludlow & Blunt”, di Danny Cooke, 2022
Fotogramma dal documentario “David A Smith – The Making of Ludlow & Blunt”, di Danny Cooke, 2022
Fotogramma dal documentario “David A Smith – The Making of Ludlow & Blunt”, di Danny Cooke, 2022
Fotogramma dal documentario “David A Smith – The Making of Ludlow & Blunt”, di Danny Cooke, 2022
Fotogramma dal documentario “David A Smith – The Making of Ludlow & Blunt”, di Danny Cooke, 2022
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