Una serie di video-lezioni per imparare a disegnare i Kamon, gli stemmi di famiglia giapponesi

Apparsi oltre mille anni fa, inizialmente (pare) sui tessuti degli abiti indossati da persone di alto lignaggio e sui carri che trasportavano i nobili, gli emblemi giapponesi mon (cioè “stemma”) o kamon (“stemma di famiglia”) sono ancora oggi utilizzati e praticamente ogni famiglia ne ha uno.
Come scrive Susanna Marino — docente di lingua e cultura giapponese, traduttrice, nonché autrice del dizionario di Giapponese Zanichelli — sulla rivista La Tigre di Carta:

Fu poi a partire dal XVII secolo — periodo Edo (1603-1868) — che i kamon assunsero gradualmente una funzione più decorativa, a detrimento della loro funzione di simbolo autoritario. Non solo il Paese entrò in un lungo periodo di pace che ne vanificò, quindi, parzialmente, l’utilizzo sui campi di battaglia, ma anche perché mercanti e commercianti assunsero via via un proprio kamon, andando così a diffondere il loro impiego anche presso altre classi sociali. Dai duecento prototipi di motivi kamon, appartenenti alle classi nobili e samurai, si arrivò ad averne più di 7-8.000, declinati in varie forme e stili. Basti pensare, a titolo di esempio, che il fiore di pruno — molto caro alla tradizione nipponica — arrivò ad avere ben novanta varianti come kamon. L’utilizzo di alcuni emblemi, tuttavia, fu delimitato ai membri di determinate famiglie nobili o di samurai, come per esempio il fiore di malvone presente sui kamon della famiglia Tokugawa — gli shōgun del periodo Edo.
Verso la metà del XVIII secolo, infatti, venne creato una sorta di registro ufficiale nazionale in cui, annualmente, erano riportati ed aggiornati, i disegni degli emblemi e i nomi familiari ad essi associati. Durante questo lungo e contraddittorio periodo storico e culturale — il periodo Edo — mercanti, attori del teatro kabuki e cortigiane del “mondo fluttuante” cittadino di Edo (l’antica Tōkyō), Ōsaka e Kyōto usarono altresì i kamon con funzioni di logo personali — una sorta di marchi commerciali — per sponsorizzare le proprie professioni. Ma la ricchezza numerica e funzionale dei kamon, si rifletterà altresì su svariate tipologie di emblemi con lo stesso motivo, ma usate in occasioni più o meno pubbliche, più o meno formali».

Fotogramma tratto da “UWAEMON vol.010”, di Shoryu Hatoba
Fotogramma tratto da “UWAEMON vol.010”, di Shoryu Hatoba

Caratteristica dei kamon è il rappresentare in maniera stilizzata elementi che possono essere ispirati al mondo naturale e animale, oppure segni astratti, o ancora oggetti concreti, inscritti perlopiù dentro a un cerchio o a un quadrato.
Crearli e disegnarli è un’arte, e infatti esistono artigiani specializzati. Come Shoryu Hatoba, che fa parte della terza generazione di una famiglia che questo lavoro lo svolge da decenni.

Un paio di anni fa Hatoba ha anche messo online una serie di dieci video che mostra come si disegna un kamon.
Le lezioni sono relativamente semplici, da affrontare avendo a disposizione appena un foglio di carta, un compasso, un righello e una matita.
Ciascuno dei video è inoltre collegato a un template da scaricare gratuitamente per poter realizzare il medesimo simbolo presente nel filmato.

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