Era la fine degli anni ’70 quando due fratelli, Nevio e Fabiano Mattiazzi, aprirono una falegnameria a San Giovanni al Natisone, in provincia di Udine. Specializzandosi nella produzione di sedie, i due artigiani misero in piedi un’impresa capace di unire artigianalità e tecnologia, riuscendo anche — cosa assai rara nel settore — a mantenere in un unico posto tutta la filiera produttiva. Una grandissima conoscenza della materia prima, il legno, unita a una grande cura nei dettagli e a una costante e inesauribile spinta a mettersi costantemente alla prova a livello di progettazione e produzione ha fatto sì che l’azienda diventasse presto uno dei punti di riferimento per alcuni tra i più importanti marchi del design internazionale.
Per trent’anni Mattiazzi ha dunque lavorato per altre aziende, finché, nel 2009, è arrivato il lancio di un proprio marchio, caratterizzato da collezioni affidate, anno dopo anno, a designer differenti, dallo Studio Nitzan Cohen — che firmò la prima sedia a marchio Mattiazzi, la He Said / She Said e poi di nuovo la Solo, qualche anno dopo — a Ronan & Erwan Bouroullec (Osso, Uncino, Quindici e Filo); da Konstantin Grcic (Medici, Clerici, Primo, Cugino) a Jasper Morrison (Fionda e Zampa); da Leon Ransmeier (Chiaro e Forcina) a LHM (Facile); da Inga Sempè (Bienvenue) a Foster + Partners (Leva).
Tra le realtà con le quali Mattiazzi ha collaborato di più c’è Industrial Facility, studio britannico fondato nel 2002 da Sam Hecht e Kim Colin. Ad Hecht e Colin l’azienda friulana affidò la sua seconda collezione, Branca, del 2010, che si rivelò un enorme successo.
Branca si ispira ai rami degli alberi (branch, in inglese, è il ramo) e Sam Hecht raccontò così la genesi del progetto alla rivista Domus: «È stato attraverso il costante dialogo con Kim Colin, socia di Industrial Facility, che l’ispirazione è arrivata a rivolgersi alla natura, dove la complessità fiorisce con la razionalità. La bellezza è semplicemente il risultato di una crescita continua. In particolare i rami degli alberi hanno offerto l’analogia fondamentale del progetto. Come accade per i rami di un albero volevamo che Branca chair (come l’abbiamo chiamata) avesse un’aria familiare. Accettiamo che i rami sostengano le giunzioni di ramoscelli e foglie in posizioni differenti, apparentemente casuali ma in realtà intenzionali. Nella Branca chair è la gamba posteriore a sostenere i giunti critici del bracciolo, della seduta e dello schienale, ed è ottenuta grazie a un singolo pezzo di legno prodotto da un robot. I giunti sono solo una parte della linea filante della sedia, il cui profilo semplice cela la complessità della produzione».
La “complessità della produzione” di cui parla il designer è stata anche oggetto di un pluripremiato cortometraggio, Branca, something of how they are made (qui sopra), diretto da Juriaan Booij.
Parte di quel filmato è stata ripresa nelle scorse settimane dal Victoria & Albert Museum, che ha dedicato alla sedie Branca uno dei video (visibile in copertina) della serie How was it made? — dedicata al “dietro le quinte” degli oggetti.
Piccola curiosità, dopo Branca Industrial Facility ha continuato a collaborare con Mattiazzi in altri progetti di evidente ispirazione arborea: Radice, Tronco e Fronda.