Il nuovo numero della rivista di disegno Fukt è dedicato ai volti

Nel suo celebre saggio L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello, il neurologo Oliver Sacks raccontò, nel capitolo che dà il titolo all’intero libro, la storia del dottor P., un musicista che non riusciva a vedeva le facce.
«Gli occhi, invece di guardarmi, di fissarmi, di “captarmi” normalmente» scriveva Sacks, «saettavano in modo curioso dal mio naso al mio orecchio destro, scendevano al mento, risalivano all’occhio destro, come se notassero (anzi studiassero) i singoli lineamenti, ma senza vedere la mia faccia nel suo complesso, le sue mutevoli espressioni, “me” come un tutt’uno».
Davanti un volto, il dottor P. non percepiva le espressioni, il sesso, e non riusciva a riconoscere neanche le persone a lui molto vicine, se non da piccoli particolari caratteristici, che gli permettevano, ad esempio, di destreggiarsi tra le caricature, o di identificare una foto di Einstein dai baffi e dai capelli. Tutto il resto, nisba. Soffriva di quella che viene chiamata prosopagnosia, l’incapacità di riconoscere e registrare una faccia.

(courtesy: Fukt)

È una storia vera, quella del dottor P.; di un vero tra il buffo e il tragico, sulla quale Sacks sarebbe ritornato molti anni dopo per un lungo articolo pubblicato dal New Yorker e intitolato Face Blind, dove dice che «È con i nostri volti che affrontiamo1 il mondo, dal momento della nascita al momento della morte. La nostra età e il nostro sesso sono stampati sui nostri volti. Le nostre emozioni, quelle aperte e istintive di cui scriveva Darwin, così come quelle nascoste o represse di cui scriveva Freud, si mostrano sui nostri volti, insieme ai nostri pensieri e alle intenzioni. Sebbene possiamo ammirare braccia e gambe, seni e glutei, è il viso, primo e ultimo, ad essere giudicato “bello” in senso estetico, “fine” o “distinto” in senso morale o intellettuale. E, soprattutto, è dai nostri volti che possiamo essere riconosciuti come individui. I nostri volti portano l’impronta delle nostre esperienze e del nostro carattere; a quarant’anni, si dice, un uomo ha la faccia che si merita».
Non poteva esserci citazione migliore di questa per aprire il nuovo numero della rivista indipendente Fukt, che ha dedicato la sua ventesima uscita proprio alle facce.

Fukt n.20, marzo 2022 – Fronte
(courtesy: Fukt)
Fukt n.20, marzo 2022 – Retro
(courtesy: Fukt)

Nata in Norvegia nel ’99 dall’idea dell’artista visivo Björn Hegardt e della designer e illustratrice Ariane Spanier, Fukt (il titolo sembra una parolaccia ma in realtà significa “umido” sia in norvegese che in svedese), che ora ha base in Germania, è un pluripremiato magazine interamente focalizzato sul disegno. Ogni numero raccoglie le opere di decine di artiste e artisti di tutto il mondo, in volumi densi di immagini e ricchi di invenzioni grafiche e ludiche — fin dalla copertina, che in quest’ultimo numero è stata prodotta in 24 varianti con degli elementi già “scarabocchiati” sui volti vuoti. La si può staccare rivelando la vera cover, dove la faccia vuota rappresenta un chiaro invito a disegnarci sopra, ma anche un implicito interrogativo: «cos’è che fa di un volto un volto?». Sono gli occhi? Sono le proporzioni e le distanze tra gli elementi? È tutto l’insieme — quello che il dottor P. di Sacks non riusciva proprio a comprendere?
La domanda pervade tutte le oltre 220 pagine, dove appaiono ritratti di ogni tipo: essenziali, distorti, decostruiti, sostituiti, in movimento, opera di oltre 30 autrici e autori: Astrid Köppe, Balint Zsako, Bill Robles, Britta Lumer, Carlotta, Esther Maria Bjørneboe, Gabriella Boros, Ida Woldsund, Javier Lozano, Jiayue Li, Johan Kleinjan, Katinka Theis, Kenturah Davis, Louisa Engel, Marijn Akkermans, Mitti Mendonça, Mone Schliephack, Nidhal Chamekh, Ofobuike Okudoh, Phoebe Boswell, Reza Shafahi, Roberto Lugo, Rosa Everts, Russell Herron, Samehoshi, Sandro Kopp, Sanja Prautzsch, Shivangi Ladha, Skye Volmar, Tawan Wattuya, The Dazzle Club, Wanda Koop, Witte Wartena e Zhang Huan.

«Anche se creare ritratti è un’attività antica quanto l’umanità, cosa significa oggi, soprattutto nell’era dei selfie e dei social media? Dopo due anni di pandemia globale e persone nascoste dietro le maschere, FUKT n.20 esplora e celebra il volto umano» spiega Hegardt, il fondatore.
E a proposito di selfie e social media, con il lancio di questo numero — che si acquista online — è uscito anche un effetto per Instagram (da provare!).

Fukt n.20, marzo 2022
(courtesy: Fukt)
Fukt n.20, marzo 2022
(courtesy: Fukt)
Fukt n.20, marzo 2022
(courtesy: Fukt)
Fukt n.20, marzo 2022
(courtesy: Fukt)
Fukt n.20, marzo 2022
(courtesy: Fukt)
Fukt n.20, marzo 2022
(courtesy: Fukt)
Fukt n.20, marzo 2022
(courtesy: Fukt)
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