Letterpress United lancia una call internazionale per poster contro la guerra

Se c’è una comunità che da sempre sposa con spirito internazionalista principi di unione, solidarietà e mutuo soccorso, quella è la comunità degli artigiani e delle artigiane della stampa. Dalla storica International Typographical Union, nata nell’800 negli Stati Uniti, e dal fenomeno dei cosiddetti “tramp printers”, gli stampatori girovaghi, fino a più recenti realtà come Letterpress Workers e Pressing Matters, esiste una società fatta di professioniste e professionisti, di appassionate e appassionati che si sporcano le mani di inchiostro e si sentono appunto parte di una collettività che non conosce frontiere.

L’ennesima dimostrazione di questo sentimento che unisce persone da tutto il pianeta arriva da Letterpress United, progetto nato durante la pandemia come festival online dedicato alla stampa letterpress — «unite e uniti nell’isolamento, ci aiuteremo le une con gli altri a fronteggiare l’emergenza», questo il motto.
Qualche giorno fa, a seguito della notizia che uno stampatore russo era stato arrestato per aver prodotto e distribuito poster contro la guerra, Letterpress United ha deciso di lanciare una call internazionale, chiedendo a tutte le stampatrici e a tutti gli stampatori di realizzare dei manifesti con su scritto, con inchiostro nero e nella propria lingua di origine, «no alla guerra», e di inviarli via mail ([email protected]) o attraverso un messaggio diretto alla pagina Facebook o Instagram del gruppo.
Non c’è scadenza — si spera che “scada” prima la guerra, in effetti. Questa e tutte le altre.

Questo il comunicato di Letterpress United:

«Gli eventi di questi giorni in Ucraina sono solo gli ultimi sull’uso della guerra come strumento estremo di oppressione, e poiché stanno accadendo in un paese occidentale sono più coperti dai media. Troppo spesso, per quanto sia difficile a volte vederlo, i conflitti non riguardano tanto le nazioni o i popoli quanto una visione politica ed economica più ampia che divide il mondo tra intoccabili e indifesi. Sono sempre i più deboli a pagare il prezzo di questa visione distorta, a vantaggio di un pugno di persone che ampliano la propria influenza economica in maniera incontrollata. Siamo stanchi di questo, e spaventati dai possibili scenari che potrebbero aprirsi.
Alcuni di noi si sono già espressi individualmente su questi temi, ma ciò che ci ha spinto ad agire collettivamente e sistematicamente è stato l’arresto di un nostro amico russo per aver stampato e distribuito manifesti contro la guerra. Ora è stato rilasciato, ma temiamo che i suoi guai siano appena iniziati (per questo non lo stiamo coinvolgendo o taggando direttamente). Questo è qualcosa che non possiamo accettare in alcun modo. La libertà di espressione, attuata attraverso un manifesto o in altro modo, è inalienabile e non può essere attaccata. Questo è uno dei motivi principali per cui ci rivolgiamo alla nostra comunità, per portare solidarietà a chiunque abbia difficoltà ad esprimere le proprie idee.
Siamo perfettamente consapevoli delle contraddizioni che possono nascere da questo tipo di iniziativa. Sappiamo che stampare un poster solo per inserirlo sui social, per quanto nobile possa sembrare in questo contesto, ha poco senso: stiamo vedendo foto e video che, purtroppo, ci fanno pensare in modo più diretto. Mitigare il nostro senso di impotenza con azioni che non hanno un reale impatto nel mondo non ci interessa. La bellezza da sola non salverà il mondo, servono azioni concrete. Con questa chiamata vogliamo evitare di concentrarci su noi stessi come individui e sulla nostra espressione personale che, come tale, ha dei limiti.
Ciò che vogliamo sottolineare con questa azione, al contrario, è la presenza di una vera comunità che può cercare di rispondere, in maniera unita, con una voce allo stesso tempo unica e plurale, ai problemi che la società ci presenta, dimostrando la nostra esistenza e il nostro punto di vista in modo chiaro e comprensibile. Vogliamo far sentire chiaramente la nostra voce sul tema collettivo della libertà di espressione e del rifiuto della guerra.
Esattamente come nel caso della pandemia, ognuno di noi tipografi sta vivendo una situazione diversa, e questa cambierà nel tempo. In questo contesto una risposta plurale, capace di varcare i confini pur mantenendo lo stesso messaggio semplice e fondamentale, acquista più valore, facendo emergere quella solidarietà che per noi è fondamentale. Sentiamo anche fortemente che è importante per noi mostrare solidarietà in tutte le nostre lingue, in modo da coinvolgere le nostre comunità di origine e dire, letteralmente in ogni lingua possibile, che la guerra non è accettabile in nessuna parte del mondo. Inoltre, per cercare di portare le nostre richieste a un livello reale, incoraggiamo qualsiasi azione concreta che possa scaturire dai manifesti di questo bando, come la raccolta fondi, l’affissione di manifesti per le strade e la distribuzione gratuita di una versione digitale e stampabile».

Un messaggio

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