Embraced: un corto su desiderio e ricordo, realizzato con la tecnica dello schermo di spilli

Il cosiddetto “schermo di spilli”, come ho già avuto modo di spiegare un paio di anni fa, è un dispositivo inventato nel 1929 dal regista russo Alexandre Alexeïeff. Si tratta di un pannello chiaro sul quale vengono infilati degli spilli neri, infilati a diverse profondità e illuminati da luci radenti, in modo da creare delle ombre e, con quelle, delle immagini, che poi vengono montate fino a ottenere un’animazione (qui un bel video che mostra il processo).
Alexeïeff, che all’epoca era principalmente un incisore di acquaforte, ebbe l’idea durante la sua lunga degenza in un sanatorio: appassionato di cinema, sognava che le sue incisioni potessero prendere vita. Insieme alla sua prima moglie, Alexandra Alexandrovna Grinevskya, e poi con la seconda, la statunitense Claire Parker, Alexeïeff produsse diversi film.
È stato proprio guardando uno di essi — Night on Bald Mountain, realizzato nel ’33, quando il regista era ancora sposato con Grinevskya ma aveva già una storia con Parker — che la giovane artista d’animazione Justine Vuylsteker si è innamorata di questa complicatissima e assai poco utilizzata tecnica.

Di base a Roubaix, nel nord della Francia, Vuylsteker ha un debole per le tecniche d’animazione inusuali: nel 2014 si è diplomata all’ESAAT con un sensuale corto interamente prodotto con carta ritagliata, Fish don’t need sex, e l’anno dopo ha lavorato con carta e sabbia a Paris.
Lo schermo di spilli l’ha scoperto durante gli studi: «mi lasciò un’impressione davvero, davvero forte» ha raccontato in seguito. «Quindi, quando dovetti svolgere un compito su una specifica tecnica di animazione per un corso del primo anno, ovviamente scelsi lo schermo di spilli! Ma anche conoscendo la sua storia e tutti i dettagli teorici, non riuscivo ancora a capirne il funzionamento, che rimase per me qualcosa di molto astratto! Alcuni anni dopo, quando ho visto il bando per i candidati per una master class sullo schermo di spilli tenuta da Michèle Lemieux [illustratrice, regista d’animazione e docente canadese, ndr] mi sono immediatamente candidata. Con Jean-Baptiste Garnero e Sophie Le Tétour del Centre national du cinéma et de l’image animée di Parigi, che sono i due custodi dell’Épinette [è stato ribattezzato così uno degli schermi costruiti da Alexeïeff e Parker, ndr], Lemieux ha scelto otto persone tra registe e registi, e io ero una di loro».

Frame dal cortometraggio “Étreintes” di Justine Vuylsteker

Durante la masterclass, Vuylsteker ha avuto l’idea per un corto, che è stato ispirato dalla storia d’amore di Alexeïeff e Parker — «lo strumento incarna il dialogo tra i due, che hanno lavorato insieme, uno su ciascun lato dello schermo, un uomo e una donna legati insieme dallo strumento che hanno inventato» spiega Vuylsteker. Nel corso di una residenza artistica a Fontevraud-l’Abbaye, nella Loira, ha poi abbozzato lo sviluppo della storia in un grande disegno che si sviluppa in orizzontale. In quel disegno c’erano i motivi-chiave del film che immaginava, e che poi ha iniziato a realizzare durante un’altra residenza d’artista, sempre in Francia, e che ha infine completato in Canada.

Si è trattato di un lavoro pieno di imprevisti, che però ha dato vita a una meravigliosa opera piena di poesia e di un erotismo tanto appassionato quanto malinconico e delicato. Il corto, che non ha dialoghi ma che si gioca in un connubio perfetto tra immagini, suoni e musica, si intitola Étreintes (in inglese Embraced) e mostra una donna che ricorda il suo compagno mentre guarda dalla finestra durante un temporale che sta arrivando, con la realtà a fondersi con la memoria, e viceversa, tra vetri appannati, vento, pioggia, corpi avvinghiati nella passione e mani che toccano e si toccano.
«È la prima cosa che mi ha colpita, quando ho cominciato a lavorare con lo schermo di spilli. La sua sensualità» ha dichiarato Vuylsteke in un’intervista. «In particolare quando lo si spoglia dell’ombra dei suoi spilli, e che si rivela il bianco latte della sua superficie, rovinata dagli anni, e costellata di cicatrici. Questo bianco è molto commovente… così sconcertante e assomiglia all’epidermide della pelle. Non mi è stato possibile tralasciare questa potenza plastica, in particolare perché mi portava verso quello che preferisco mettere in scena: il corpo. Allora quando ho scritto i personaggi e la loro storia, l’ho fatto per mettere in rilievo questo punto preciso, la sensualità della materia».

Uscito in origine nel 2018, Étreintes/Embraced è stato selezionato in festival prestigiosi come Annecy, l’Ottawa International Animation Festival, Anima Mundi International Animation Festival, vincendo anche il premio come “Migliore animazione in stile classico” al Los Angeles Animation Festival. La versione integrale è uscita su Vimeo pochi giorni fa.


Nota: in una prima versione di questo articolo avevo riportato il nome del regista come Aleksandr Aleksandrovič Alekseev, seguendo la dicitura dell’omonima voce su Wikipedia, prassi che adottiamo quando ci sono trascrizioni diverse di uno stesso nome. Una nostra lettrice, tuttavia, mi ha gentilmente suggerito che la dicitura corretta, indicata dallo stesso regista, è Alexandre Alexeïeff, dunque ho revisionato tutte le istanze che appaiono nel testo.

Frame dal cortometraggio “Étreintes” di Justine Vuylsteker
Frame dal cortometraggio “Étreintes” di Justine Vuylsteker
Frame dal cortometraggio “Étreintes” di Justine Vuylsteker
Frame dal cortometraggio “Étreintes” di Justine Vuylsteker
Frame dal cortometraggio “Étreintes” di Justine Vuylsteker
Frame dal cortometraggio “Étreintes” di Justine Vuylsteker
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