Un libro sulle creature ibride che popolano la nostra era tecnologica, dalle pietre fatte di vernice ai Tamagotchi, dalle montagne artificiali alle aquile acchiappa-droni
Antenne cellulari che sembrano palme, nuvole artificiali, prati finti, cocomeri quadrati, funghi radioattivi, carne sintetica, mucche fistulate, cani robot, zanzare geneticamente modificate, agglomerati ibridi fatti di sostanze organiche e plastiche, paguri che scelgono i rifiuti come casa, pietre “preziose” che in realtà sono strati di vernice d’auto compattata, aspirapolvere “intelligenti” che scappano.
Se oggi sorridiamo di fronte ai bestiari medievali, in cui animali realmente esistenti apparivano fianco a fianco con creature di fantasia come chimere, centauri, sirene, draghi, dracontopodi, grifoni e catoblepa, in realtà — per mezzo della tecnologia e del nostro intervento diretto o indiretto sulla natura — abbiamo davvero creato un mondo pieno di ibridi (giusto qualche giorno fa si faceva ironia online sulla Deltacron, la nuova variante di Covid-19 che sarebbe stata scoperta a Cipro e che combinerebbe la Delta e la Omicron. La si è paragonata ai Transformers, o alla Gattai, la fusione tra alcuni dei personaggi del celebre manga Dragon Ball).
«Siamo nel 21º secolo e il mondo è cambiato. La nostra conoscenza dell’ambiente ci ha permesso di distinguere le bestie immaginarie da quelle la cui esistenza è stata provata, di raggiungere un modo più sistematico di presentare animali, piante e minerali e di scoprire nuovi regni come quelli dei batteri, dei funghi e dei protozoi. I progressi della scienza e della tecnologia hanno anche dato origine a una serie completamente nuova di realtà artificiali o ibride, dai robot umanoidi agli altoparlanti Bluetooth a forma di roccia, alla carne coltivata; per non parlare delle protesi animali, delle creature geneticamente modificate e della produzione industriale di alberi. Inoltre, gli stessi “progressi” tecnologici che hanno prodotto questi nuovi esemplari hanno contribuito anche alla presenza sempre crescente di plastica e inquinanti che si diffondono nel nostro ambiente… portando a uccelli saturi di microplastiche, condotti sotterranei abbandonati e funghi radioattivi. Alcuni di essi sono stati appositamente progettati, mentre altri sono solo i sottoprodotti del progresso tecnologico» scrive Nicolas Nova, ricercatore, scrittore e docente, co-fondatore del Near Future Laboratory e insegnante di antropologia digitale, etnografia e ricerca sul design all’Alta Scuola di Arte e Design di Ginevra.
Nova, insieme al gruppo di lavoro DISNOVATION.ORG — un collettivo internazionale che si muove tra arte e ricerca con l’intento di mettere in discussione le ideologie tecno-positiviste dominanti —, ha pensato che servisse un nuovo bestiario per questa nostra era, curando il volume A Bestiary of the Anthropocene, pubblicato l’anno scorso dalla casa editrice neerlandese Onomatopee.
«Cosa succede quando le tecnologie e le loro conseguenze indesiderate diventano così onnipresenti da rendere difficile definire cosa sia “naturale” e cosa no? Cosa significa vivere in un ambiente ibrido fatto di materia organica e sintetica? Quali nuovi esemplari stanno attualmente popolando il nostro pianeta all’inizio del 21º secolo?» si sono chiesti Nova e DISNOVATION.ORG.
La risposta è appunto nel libro, che in 256 pagine — nere come il carbon fossile — raccoglie decine di esempi di ibridi che vivono o vagano in mezzo a noi, raccontati e illustrati con tavole disegnate a mano in stile puntinista (anche in questo caso si strizza l’occhio alla confusione tra reale e artificiale perché il risultato può sembrare il prodotto di obsoleti e pixelosi software di disegno digitale).
Sono 60 le “creature” protagoniste, suddivise in diversi capitoli: regno minerale, regno animale, regno vegetale e regno miscellaneo. Ad arricchire ulteriormente l’opera ci sono poi 11 saggi originali, firmati da esperte ed esperti di scienze, tecnologia, cultura, filosofia, sociologia e ambiente.