“Pattern”, una delle riviste di Iconografie uscite nel 2021

Iconografie nel 2022. Al via la nuova campagna di abbonamenti!

Iconografie XXI, ovvero il Centro Studi sul Ventunesimo Secolo diretto da Mattia Salvia, si appresta a lanciare online la campagna di abbonamento alle riviste stagionali per l’anno 2022

Ne parlammo proprio l’anno scorso, e come molti sanno è il caso di provare ad abbonarsi subito, poiché i posti sono limitati e vanno via in poche ore. Lo ripeto spesso: sono riviste interessanti da avere, ma splendide da leggere. Edite da Stefano Santangelo, progettate graficamente da Giorgio Craparo, vi collaborano penne e cervelli dal talento cristallino: Eleonora Arcolin, Matthew Patterson, Paolo Mossetti, Cecilia Sala, Enrico Pitzianti, Sebastian Bendinelli, e molti altri. Sono sicuro, me li dimentico e faccio torto a qualcuno.

Io, pigro e sornione, che eventualmente potevo scrivere a molti dei nomi sopra, comunque ho intervistato per l’ennesima volta lui, Mattia, che mi ha risposto così.

Attenzione

La campagna di abbonamenti per il 2022 di Iconografie è aperta.
Ci sono solo 800 posti e in pochi ore solitamente finiscono tutti.
Ecco il link: under.media/prodotto/iconografie-abbonamento-2022/

Abbiamo anche un codice sconto di 5 Euro per lettrici e lettori di Frizzifrizzi: ICONOGRAFRIZZI


Iconografie, Anno I, Volume I, primavera 2021, “Quarantacinque. Sul Trumpismo (2017-2020)”
Iconografie, Anno I, Volume II, estate 2021, “Quattroruote. Sull’uso politico dell’auto”
Iconografie, Anno I, Volume III, autunno 2021, “Pattern. Sui rituali nel XXI secolo”
Iconografie, Anno I, Volume IV, inverno 2021, “Apparenze. Sulle estetiche del complottismo”

Quale immagine, o serie di immagini, ti ha colpito di più nel 2021?

Il 2021 è stato un anno davvero ricco di grandi eventi — ormai lo sono tutti gli anni — ma soprattutto è stato un anno ricco di espressioni visive di questi grandi eventi, quelle che io chiamo “icone” e che poi sono un po’ il focus del lavoro di Iconografie. Ormai faccio questo lavoro da diversi anni e di quest’anno mi ha colpito in particolare la profondità dell’impatto di queste “icone”, che rispetto agli anni precedenti sono emerse con maggiore frequenza e hanno avuto maggiore diffusione, contribuendo ad accendere notevolmente i riflettori sugli eventi che rappresentavano.

Ti faccio un esempio: il famoso video della lezione di pilates in diretta Facebook da Naypiydaw, in Myanmar, mentre alle spalle dell’insegnante c’è il colpo di stato, dello scorso febbraio. È stato uno dei singoli contenuti più virali del 2021. E nei giorni successivi alla sua viralità ho visto un attenzione mediatica e di “opinione pubblica” sul golpe in Myanmar che non penso avrei visto se non ci fosse stato, visto che stiamo parlando di un paese praticamente sconosciuto — talmente sconosciuto che in Italia lo conosciamo proprio perché è sconosciuto, vedi la famosa battuta di Aldo, Giovanni e Giacomo sulla capitale della Birmania. 
E poi ciò che è successo in Afghanistan. Senza i meme dei talebani o i loro video in cui vanno sugli autoscontri e sui pedalò il crollo dell’Afghanistan avrebbe avuto l’enorme rilevanza mediatica che ha avuto?
Oppure, senza la foto virale della Ever Given che blocca il canale di Suez avremmo problematizzato un fenomeno economico molto astratto come l’interrompersi delle filiere della globalizzazione? Non penso.

Senza i meme dei talebani o i loro video in cui vanno sugli autoscontri e sui pedalò il crollo dell’Afghanistan avrebbe avuto l’enorme rilevanza mediatica che ha avuto?

Quale forma d’arte ti sembra sorgere dai mondi che ci sono lontani? Per essere chiari: esiste un Banksy cinese che noi ignoriamo totalmente? E che tecniche usa?

Più che di “un Banksy cinese” o di un “[nome] cinese” parlerei di una progressiva convergenza dei linguaggi espressivi tra Occidente e resto del mondo, figlia dell’unità del mondo che si sta venendo sempre più a costituire e che negli ultimi anni a mio parere è diventata evidente (la famosa storia della quantità che oltre una certa soglia diventa qualità) con la globalizzazione e la rivoluzione tecnologica.

Mi sembra che l’ultimo anno abbia mostrato bene come stia nascendo un linguaggio espressivo globale.
Un esempio sono appunto i meme dei talebani, che poi in parte sono meme conservatori americani che i talebani hanno preso e ripostato. Il motivo per cui sono diventati virali come “curiosità” o “stranezza del presente” è presto detto: non ci aspettiamo che i talebani, che in Occidente consideriamo come dei barbari usciti da un’altra temporalità, possano usare un linguaggio come quello dei meme. E invece lo padroneggiano.

Ti faccio un altro esempio per me significativo di questa convergenza: le opere di propaganda del disegnatore conservatore statunitense Jon McNaughton e quelle di alcuni artisti cinesi — come la famosa rappresentazione dell’ultima cena in versione G7 diventata virale lo scorso giugno. Se le metti a confronto vedi che lo stile espressivo è incredibilmente simile: entrambi disegnano rappresentazioni realistiche e piene di simbolismi, simbolismi a cui è affidato il messaggio politico che vogliono trasmettere. 

Cosa resterà di Greta e dei Fridays For Future?

FFF è uno dei movimenti anti-sistema più interessanti del presente, se non il più interessante, perché è quello con la maggiore capacità unificante e perché la questione ambientale è destinata purtroppo solo a crescere di importanza e capacità di mobilitazione nei prossimi anni.
Lo testimonia il fatto che, a differenza di altri movimenti anti-sistema che abbiamo visto in tempi recenti (sia progressisti che reazionari, sia BLM che QAnon), FFF riesca a esistere come fenomeno non puramente occidentale: ci sono state manifestazioni di FFF davvero in tutti i paesi del mondo, anche in paesi che avrebbero ben altri problemi all’ordine del giorno, penso all’Afghanistan, per dire.

Questa è la sua grande forza. Un elemento di debolezza viene invece secondo me proprio dalla leadership di Greta: non per un fattore soggettivo — quello che ha fatto è encomiabile, senza di lei probabilmente il movimento non esisterebbe o comunque non avrebbe queste dimensioni — ma per un fattore oggettivo legato al suo essere giovane e occidentale. Il suo essere occidentale porta il movimento a vedere determinate questioni con la “visione del mondo” occidentale, che tende ad adottare un’impostazione moralistica che può essere limitante. Il suo essere giovane espone il movimento al rischio di cadere nella trappola di una polarizzazione generazionale “noi contro di voi” restringendo il campo delle possibili alleanze che può instaurare per arrivare ai suoi obiettivi, che sono comuni a tutti coloro che vivono sul pianeta, non solo ai giovani che ci vivranno per più tempo. 

Un elemento di debolezza dei Fridays For Future è la leadership di Greta: non per un fattore soggettivo ma oggettivo, legato al suo essere giovane e occidentale

Una richiesta: facci un regalo, per quelli che arrivano fino in fondo a questo articolo.

Ecco un altro regalo a tema talebani [Dopo quello che hanno ricevuto via newsletter gli abbonati a Iconografie – n.d.a.]. Ho tante cose salvate che non posso postare per le policy di Instagram (da quando hanno riconquistato Kabul qualsiasi contenuto a tema talebani è bannato in modo severissimo): questo nasheed con tanto di videoclip pubblicato qualche mese prima della vittoria che è una assoluta hit, non mi vergogno a dire di averlo pompato in auto. 


La campagna di abbonamenti per il 2022 di Iconografie aprirà domani, sabato 11 dicembre 2021. Solitamente in poche ore finiscono tutti quindi occorre affrettarsi.

Attenzione

La campagna di abbonamenti per il 2022 di Iconografie è aperta.
Ci sono solo 800 posti e in pochi ore solitamente finiscono tutti.
Ecco il link: under.media/prodotto/iconografie-abbonamento-2022/

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autore della rubrica “Bisticci”
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