Un sacchetto di plastica può impiegare anche più di 1000 anni per decomporsi.
Per quanto spesso l’abbiamo sentito dire, ormai l’idea dell’effettiva e strabiliante quantità di tempo necessaria ha quasi perso ogni significato, quindi occorre rimettere le cose in prospettiva: 1000 anni fa c’erano ancora i vichinghi, c’era il Sacro Romano Impero, in Messico dominavano i Toltechi e le note musicali non avevano ancora un nome.
Se proviamo a girare la testa e a guardare avanti, riusciamo a immaginare cosa troveremo da qui a un millennio? Ci sarà ancora un’umanità? Calcolando quattro generazioni per secolo, per allora sulla Terra dovrebbero vivere i nostri e le nostre pro-pro-pro-[inserire un sacco di pro fino ad arrivare a un totale di 40 generazioni]-pro-nipoti, e tra di loro c’è chi forse incrocerà per strada quello stesso sacchetto di plastica che oggi una persona qualunque, nel mondo, ha usato e buttato.
Cosa vorremmo raccontare a queste e questi pro-pro-pro-[…]nipoti, se ne avessimo la possibilità? È attorno a questa domanda da cortocircuito cerebrale che ruota un affascinante progetto ideato dall’agenzia vietnamita di design e comunicazione Ki Saigon: si chiama Letters to the future e consiste in un libro, interamente realizzato con sacchetti e fogli di plastica, scatole di polistirolo, e pezzi di pluriball trovati per le strade del Vietnam e trasformati in pagine che accolgono lettere scritte da persone di tutto il mondo ai loro futuri discendenti.
Partendo da un invito rivolto innanzitutto ad amiche e amici, nel giro di quattro mesi l’agenzia ha raccolto oltre 320 lettere da ben 22 paesi: dall’Australia agli Stati Uniti, dall’Italia al Giappone, dal Brasile a Myanmar.
Per la materia prima — la plastica — Ki Saigon si è rivolta a coloro che vivono raccogliendo spazzatura e riciclandola, andando poi a trasformare i rifiuti in pagine attraverso un metodo artigianale piuttosto semplice — con il ferro da stiro (qui spiegano come farlo a casa) —, andando a ottenere piccole opere d’arte.
Su quelle hanno poi serigrafato le lettere, una a una, conservando la scrittura originale.
Prodotto grazie al supporto di uno dei clienti di Ki Saigon — 4P, una grande catena di pizzerie molto conosciuta in Vietnam — Letters from the future è a tutti gli effetti un libro d’artista, un’opera unica frutto di un lungo e interessante processo che mette in evidenza la drammaticità dell’inquinamento da plastiche, un problema che — lungi dall’essere vicino a una soluzione — diventa sempre più critico.
Il volume, che potrebbe essere ancora in giro tra 1000 anni, è però anche un messaggio di speranza: «Questo libro riunisce due poli opposti, positivo e negativo» spiegano dall’agenzia. «Da un lato mostra ottimismo, speranza e compassione per il futuro del pianeta. Dall’altro, mostra il danno permanente delle nostre azioni quando si tratta di plastica monouso».


