La grande illusione: la tesi di laurea di Cecilia Cairo è un graphic novel sul tempo e l’attesa

C’è un’immagine molto vivida e poetica che il grande fisico Carlo Rovelli usa nel suo fortunato saggio L’ordine del tempo per spiegare come non esista un tempo assoluto, essendocene invece tanti, tantissimi. Scrive: «In ogni luogo, il tempo ha un ritmo diverso, un diverso andare. Intrecciano danze a ritmi diversi, le cose del mondo».
Questo è vero per la fisica, dove la t del tempo è differente — seppur in maniera impercettibile — anche solo tra pianura e alta montagna. Ma è vero soprattutto per quelle che sono le nostre umane percezioni ed esperienze, con orologi che sembrano rallentare e altri correre troppo veloci in certi momenti e fasi della vita.
Di nuovo Rovelli: «Forse l’emozione del tempo è precisamente ciò che per noi è il tempo».

Il tempo dell’attesa, ad esempio, è un tempo che rallenta quanto più è carico di aspettative, quasi come se ci avvicinassimo con una lentissima danza all’orizzonte degli eventi di un buco nero supermassiccio che è poi l’oggetto di tale attesa, mentre il cuore galoppa attorno al quadrante di un orologio che appare immobile, le nuvole in cielo si fermano, e i tartari non arrivano mai.
Su questo tema ha lavorato la giovane illustratrice Cecilia Cairo nel suo progetto di tesi realizzato all’ISIA di Urbino, dove ha preso la laurea specialistica in illustrazione dopo una laurea triennale in progettazione grafica e comunicazione, conseguita nel medesimo istituto.

Cecilia Cairo, “La grande illusione”, progetto di tesi
(courtesy: Cecilia Cairo)

Classe 1995, nata e cresciuta a Venezia, Cairo racconta di aver sempre voluto fare l’illustratrice, aspirazione che è cresciuta, durante il suo percorso di studi, fino ad a far germogliare una grande passione per il libro, inteso sia come oggetto — da progettare e da riempire — che come contenitore di universi.
La tesi, intitolata La grande illusione, è un graphic novel di 84 pagine realizzato con la tecnica del gouache — o guazzo — e parla, come già accennato, di attesa, «quell’attesa logorante del grande evento in grado di cambiare una vita e del tempo che l’uomo dedica a tale attesa» per citare l’autrice.

Per saperne di più, le ho chiesto di raccontare la genesi del progetto.

Cecilia Cairo, “La grande illusione”, progetto di tesi
(courtesy: Cecilia Cairo)

Nel concepire La grande illusione, quando ancora la sua forma finale era incerta, ho subito deciso che avrei voluto raccontare e rappresentare qualcosa che fosse intimamente legato alla mia esperienza, alla mia persona e alle mie origini.
Così ho ricercato la mia ispirazione nei due luoghi a me più familiari: Venezia e le coste della Calabria.
Ed è iniziato tutto con un’immagine. Una torre d’avvistamento saracena posta sulle coste tirreniche, intaccata dal tempo e vigile ancora oggi, come il guardiano di un faro. Tale immagine fu imprescindibilmente accompagnata da una domanda: cosa poteva pensare una vedetta che per giorni, forse mesi, rimaneva immobile, nella propria solitudine, ad attendere?
Quali desideri, quali aspettative covava nel suo animo?
Questa prima visione mi ha permesso di riflettere sul significato dell’attesa e su come questa faccia intrinsecamente parte dell’uomo.

Sebbene la tematica dell’attesa, e del tempo che ogni persona dedica a essa, fosse già affiorato numerose volte nella mia mente, questa non aveva mai trovato una sua vera forma di espressione. Ma in questo periodo più che mai essa ha esercitato su di me una forte presa e la sua comparsa è divenuta più frequente giorno dopo giorno. Da qui è nata quindi l’idea di affrontarla, di analizzarla, di scomporla nelle sue essenze, di osservarla come lei ha spesso osservato me.

Cecilia Cairo, “La grande illusione”, progetto di tesi
(courtesy: Cecilia Cairo)

Cesare Pavese scriveva: «Qualcuno ci ha mai promesso qualcosa? E allora perché attendiamo?». Questa è forse la frase che più di tutte è in grado di riassumere il mio progetto, perché La grande illusione parla soprattutto dell’attesa e della promessa di qualcosa.
La promessa del grande evento, la grande occasione in grado di cambiare una vita che ognuno di noi tiene nascosta nel proprio animo, nella certezza che tale momento arriverà.

L’obiettivo è stato, quindi, quello di realizzare un graphic novel per dare voce all’attesa, cercando di trasmettere anche le più intime sensazioni di chi si trova immobile, pietrificato ad aspettare qualcosa di incerto e alla possibilità di aver dedicato un tempo ad attendere invano.

Ma quanto è lungo il tempo che l’uomo dedica all’attesa? Come rappresentare un sentimento che si fa corpo attraverso il vuoto e il silenzio?

Cecilia Cairo, “La grande illusione”, progetto di tesi
(courtesy: Cecilia Cairo)
Cecilia Cairo, “La grande illusione”, progetto di tesi
(courtesy: Cecilia Cairo)

Ogni storia è differente, personale, unica, ma vi è una storia alla quale tutte possono essere ricondotte, un universale in cui tutti si possono riconoscere. E così accade per questo racconto, in cui due narrazioni parallele si susseguono, si intersecano e a volte si sovrappongono in un continuo rimando di analogie e in un continuo alternarsi di particolare e universale.

Da un lato viene narrata la storia dell’attesa del mondo nelle varie epoche attraverso gli occhi di una statua, che nella sua immobilità fisica può essere solo spettatrice di ciò che accade, senza mai prendere parte agli eventi, alle epoche che si susseguono.
Parallelamente, invece, viene raccontata la storia di un giovane che si ritrova ad attendere invano una persona in un singolo pomeriggio.
L’esperienza di uno per mostrare il destino toccato a molti.
Nella figura della statua, infatti, si nasconde il destino del giovane, il quale, in un unico e semplice pomeriggio, ripercorre la storia dell’attesa del mondo, rimandando, rinnovando la sua speranza e prolungando il tempo dedicato a un’attesa vana.
Due storie di due personaggi molto differenti, appartenenti a epoche lontane permettono di mostrare come l’attesa sia sempre stata presente, come abbia influenzato le vite delle persone passate e come l’uomo sia portato tutt’oggi a ripetere gli stessi passi di chi l’ha preceduto.

Cecilia Cairo, “La grande illusione”, progetto di tesi
(courtesy: Cecilia Cairo)
Cecilia Cairo, “La grande illusione”, progetto di tesi
(courtesy: Cecilia Cairo)

Il graphic novel, per la sua struttura, antepone decisamente l’evocativo al narrato, attraverso suggestioni e analogie di immagini. Le due storie si intersecano in un continuo rimando dall’una all’altra attraverso dettagli che, trasformandosi, divengono dei ponti narrativi visivi, creando uno stretto legame tra le due narrazioni.
Per tutto il racconto, accompagnato da un testo riflessivo, l’attesa non viene mai nominata. Questo ha permesso di valorizzare quelle che sono le caratteristiche stesse dell’attesa, la quale prende corpo nell’assenza ed esiste proprio nella mancanza di qualcosa.

Più che una vera e propria storia, si è trattato di esprimere visivamente un’emozione estremamente complessa che spesso si disloca solo nei luoghi della mente di chi aspetta. La ricerca visiva che ne è scaturita è stata minuziosa: i particolari e le piccole cose sono state amplificate fino a divenire protagoniste indiscusse della storia.

Quando ho iniziato questo progetto pensavo che avrei affrontato il tema dell’attesa, tuttavia non immaginavo che si sarebbe trasformato in un racconto che parla del tempo, di quel tempo perso e mai più ritrovato.

Cecilia Cairo, “La grande illusione”, progetto di tesi
(courtesy: Cecilia Cairo)
Cecilia Cairo, “La grande illusione”, progetto di tesi
(courtesy: Cecilia Cairo)
Cecilia Cairo, “La grande illusione”, progetto di tesi
(courtesy: Cecilia Cairo)
Cecilia Cairo, “La grande illusione”, progetto di tesi
(courtesy: Cecilia Cairo)
Cecilia Cairo, “La grande illusione”, progetto di tesi
(courtesy: Cecilia Cairo)
Cecilia Cairo, “La grande illusione”, progetto di tesi
(courtesy: Cecilia Cairo)
Cecilia Cairo, “La grande illusione”, progetto di tesi
(courtesy: Cecilia Cairo)
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