Il poster è di carta. Al sicuro quando è appeso tra le mura domestiche o dell’ufficio, diventa effimero appena si affaccia all’aperto, esposto al sole che ne mangia il colore, alla pioggia che lo inzuppa e lo slabbra. Chi passa di lì può strapparlo, pisciarci sopra, riempirlo di scritte. E un altro poster, presto, lo sostituirà.
Il senso di fare arte pubblica attraverso i poster sta proprio in questa precarietà. Nel momento stesso in cui il manifesto viene affisso al muro e la carta s’arriccia, lì ha già inizio la sua fine. Ma lì avrà inizio anche il dialogo: uno scambio di idee, anche conflittuale, con la città e chi la abita. Chi vi si trova a transitare davanti potrà accogliere immediatamente il messaggio, oppure potrà dirottarlo e ribaltarlo, intervenendo direttamente sul poster stesso. In alcuni casi si genererà attrito con idee incompatibili, portando alla luce quelle conflittualità altrimenti sopite; in altri, i concetti entreranno per la porta di servizio, quasi non visti, per poi cominciare ad agire lentamente, silenziosamente, scavando e aprendo gli spazi necessari a ospitare il dubbio. Tutto ciò in un tempo finito e mutevole, come mutevole è lo spazio pubblico, nell’ottica che nulla — grazie al cielo — dura per sempre.
È un lavoro, questo, che il collettivo CHEAP porta avanti in diverse forme, a Bologna, dal 2013: lo fa con campagne di affissioni su progetti specifici — tra i tanti, La lotta è FICA, Concertata, Tette Fuori, LE articolo autodeterminativo, Nella notte ci guidano le stelle, solo per citare alcuni tra i più recenti — e con delle call annuali che invitano artiste, artisti, attiviste e attivisti di tutto il mondo a partecipare con uno o più poster attorno a un tema specifico.
Dopo Sabotage, Disorder e Reclaim, questa nuova edizione, la nona, della call è dedicata al concetto di Post, cioè il superamento di una situazione, un sistema, uno stato delle cose. Come scrivevo poco fa, niente, per fortuna, dura per sempre, e i manifesti arrivati da ogni dove — più di 600, da 43 paesi, tra i quali ne sono stati selezionati 180 — offrono delle visioni del futuro.

(foto: Margherita Caprilli | courtesy: CHEAP)
«Abbiamo chiesto di rappresentare con linguaggi visivi contemporanei cosa ci aspetta oltre il capitalismo, in seguito alla prossima crisi climatica, dopo aver compiuto 30 anni, dopo il crollo del patriarcato, dopo la malattia, dopo l’impero, dopo il punk, dopodomani. Le risposte sono arrivate su poster e contengono universi, utopie, scenari postumani, società decoloniali, tratti di una posterità prossima, nuove estetiche e nuovi segni di liberazione: contengono visioni dal futuro», scrivono le sei fondatrici di CHEAP, che nottetempo sono andate a riempire le vie di Bologna con i manifesti, stavolta più grandi che in passato (dal classico 70x100cm sono passati al 140x200cm) e per la prima volta a colori.
Di seguito alcune foto delle affissioni, scattate da Margherita Caprilli e Michele Lapini. Molte altre sono raccolte qui, mentre tutti i nomi di autrici e autori, e gli indirizzi dove andare per vedere i poster sono sul sito di CHEAP.
Chi può, vada a cercarli tutti, prima che il tempo li cancelli: «Ho nostalgia per qualcosa che deve ancora succedere» dice uno dei poster, firmato da Alice Lucci.

(foto: Margherita Caprilli | courtesy: CHEAP)

(foto: Margherita Caprilli | courtesy: CHEAP)

(foto: Margherita Caprilli | courtesy: CHEAP)

(foto: Margherita Caprilli | courtesy: CHEAP)

(foto: Margherita Caprilli | courtesy: CHEAP)

(foto: Margherita Caprilli | courtesy: CHEAP)

(foto: Margherita Caprilli | courtesy: CHEAP)

(foto: Margherita Caprilli | courtesy: CHEAP)

(foto: Margherita Caprilli | courtesy: CHEAP)

(foto: Margherita Caprilli | courtesy: CHEAP)

(foto: Margherita Caprilli | courtesy: CHEAP)

(foto: Margherita Caprilli | courtesy: CHEAP)

(foto: Margherita Caprilli | courtesy: CHEAP)

(foto: Margherita Caprilli | courtesy: CHEAP)

(foto: Margherita Caprilli | courtesy: CHEAP)

(foto: Margherita Caprilli | courtesy: CHEAP)

(foto: Margherita Caprilli | courtesy: CHEAP)

(foto: Margherita Caprilli | courtesy: CHEAP)

(foto: Margherita Caprilli | courtesy: CHEAP)

(foto: Margherita Caprilli | courtesy: CHEAP)

(foto: Margherita Caprilli | courtesy: CHEAP)

(foto: Michele Lapini | courtesy: CHEAP)

(foto: Margherita Caprilli | courtesy: CHEAP)

(foto: Michele Lapini | courtesy: CHEAP)

(foto: Michele Lapini | courtesy: CHEAP)

(foto: Michele Lapini | courtesy: CHEAP)

(foto: Michele Lapini | courtesy: CHEAP)

(foto: Michele Lapini | courtesy: CHEAP)

(foto: Michele Lapini | courtesy: CHEAP)

(foto: Michele Lapini | courtesy: CHEAP)

(foto: Michele Lapini | courtesy: CHEAP)

(foto: Michele Lapini | courtesy: CHEAP)

(foto: Michele Lapini | courtesy: CHEAP)

(foto: Michele Lapini | courtesy: CHEAP)

(foto: Michele Lapini | courtesy: CHEAP)

(foto: Michele Lapini | courtesy: CHEAP)

(foto: Michele Lapini | courtesy: CHEAP)

(foto: Michele Lapini | courtesy: CHEAP)

(foto: Margherita Caprilli | courtesy: CHEAP)


(foto: Margherita Caprilli | courtesy: CHEAP)




