In studio e in viaggio con Lorenzo Petrantoni

È buffo pensare a un illustratore che non sa disegnare. Sembra la base perfetta per un racconto di Rodari, in effetti. Eppure è proprio così: Lorenzo Petrantoni — che ha realizzato copertine, poster, pubblicità e animazioni per clienti come il New Yorker e il New York Times, la BBC e la Rai, il Wall Street Journal e Time, GQ, Esquire, Domus, Wired, New Scientist, Nike, Coca Cola, ed è pure tra i 50 nomi che Steven Heller e Gail Anderson hanno indicato come quelli da cui prendere ispirazione — non sa disegnare.
«Non sarei in grado di disegnare una pera» mi raccontò tre anni fa, quando ebbi occasione di intervistarlo prima di una grande mostra personale.
Questo non gli ha impedito di diventare uno dei nomi più riconosciuti a livello internazionale nel mondo dell’illustrazione, categoria in cui Petrantoni non si riconosce appieno ma, dopotutto, quello di “assemblatore di immagini dell’800” non è un mestiere molto conosciuto, né facile da comunicare.

Cercando, raccogliendo, scartabellando, classificando, fotocopiando e poi sezionando e incollando, l’artista genovese, ormai da tanti anni di base a Milano, si è costruito una carriera riutilizzando immagini altrui per creare qualcosa di nuovo.
Il come e il perché lo racconta in questo bel mini-documentario, diretto da Davide Enrico Agosta e prodotto dalla sua D.E.A. Production (il montaggio è opera di Isabella Giossi).
Nel suo studio, all’opera con fotocopiatrice, cutter e colla, o in viaggio tra botteghe di antiquariato librario e biblioteche, Petrantoni mostra tutto ciò che c’è dietro al suo affascinante lavoro.

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