Sonia Diab e le versioni “taumatropiche” delle fiabe classiche

Considerato come uno dei più semplici esperimenti d’animazione “pre-cinema”, il taumatropio è un gioco inventato in epoca vittoriana e consiste in un semplice dischetto attaccato a due fili o a un bastoncino, con un’immagine su ciascun lato. Facendo ruotare velocemente il dischetto, le due figure — per via della cosiddetta persistenza retinica — sembrano apparire contemporaneamente, completandosi l’una con l’altra.

Sebbene l’origine sia incerta — uno studio di qualche anno fa sostiene addirittura che nel paleolitico esistesse un sistema simile — l’invenzione è solitamente attribuita al medico britannico John Ayrton Paris. Probabile autore di una versione commerciale apparsa per la prima volta nel 1925, Paris parlò del taumatropio nel suo libro Philosophy in sport made science in earnest (mostrandolo anche in un’immagine), presentandolo così: «Questo giocattolo filosofico si basa sul noto principio ottico che un’impressione fatta sulla retina dell’occhio dura per un breve intervallo dopo che l’oggetto che l’ha prodotta è stato tolto. Durante il rapido turbinio della carta, le figure su ciascuno dei suoi lati sono presentate con un tale rapido passaggio che appaiono entrambe nello stesso istante, e quindi provocano un effetto molto suggestivo e magico».

(courtesy: Sonia Diab)

Nei primissimi esempi si usavano scrivere a corredo delle immagini degli epigrammi che in qualche modo spiegavano o venivano spiegati dall’effetto dato dal mescolamento delle due figure, e queste ultime si basavano sull’effetto sorpresa: l’immagine mostrata inizialmente mancava di qualcosa (ad esempio un mazzolino di fiori senza vaso, o un fantino sospeso in aria privo di cavallo), che poi appariva una volta messo in moto il dischetto.

Il medesimo principio l’ha usato la giovane illustratrice Sonia Diab per il suo progetto Animated Fairytales, che consiste in una collezione di taumatropi dedicati ad alcune fiabe classiche come Cappuccetto Rosso, Biancaneve e i sette nani, Pollicina, la Sirenetta, il Gatto con gli stivali, Hänsel e Gretel, il Principe ranocchio, i Musicanti di Brema e il Gigante egoista.

«L’idea nasce da un concetto semplice: per fare una fiaba serve una bambina, ma anche un lupo. Serve un gatto, ma anche un paio stivali. Serve una ragazza dalla pelle candida, ma anche un gruppo di sette nani» dice l’autrice, che è nata e cresciuta a Milano da madre italiana e padre egiziano e oggi, dopo essere uscita dal MiMaster Illustrazione nel 2019, lavora come freelance.

Sottraendo, sottraendo e ancora sottraendo, Diab è arrivata a quello che Gianni Rodari, nella sua Grammatica della fantasia, chiama “Binomio fantastico”: «non basta un polo elettrico a suscitare un scintilla, ce ne vogliono due».

Sono nove le fiabe finora tradotte in versione taumatropica, vendute in curatissime edizioni.
Alcune sono già andate esaurite. Le altre si possono acquistare online, adatte dai 4 ai 99 anni.

(courtesy: Sonia Diab)
(courtesy: Sonia Diab)
(courtesy: Sonia Diab)
(courtesy: Sonia Diab)
(courtesy: Sonia Diab)
(courtesy: Sonia Diab)
(courtesy: Sonia Diab)
(courtesy: Sonia Diab)
(courtesy: Sonia Diab)
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(courtesy: Sonia Diab)
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