Nate come collane economiche, per tutte le tasche, vendute persino nelle edicole (quando Allen Lane, fondatore della Penguin, ebbe l’idea di portare la grande letteratura e la miglior saggistica alle masse, non pochi lo presero per matto) le edizioni tascabili si sono conquistate un ruolo fondamentale nella storia della grafica editoriale.
Studiati, collezionati e celebrati come vere e proprie perle di design e illustrazione (fu sempre Lane a dire: «non sono mai riuscito a capire perché anche i libri economici non dovrebbero essere ben progettati, visto che il buon design non è più costoso del cattivo design»), i vecchi tascabili sono ricercatissimi più per le copertine che per l’effettivo contenuto del libro in sé.
Essendo prodotti con carta di poco pregio e pensati, appunto, per essere messi in tasca, ben pochi volumi hanno resistito incolumi al passare del tempo: sta anche lì il loro fascino, ed è così — rovinati, pieni di pieghe e angoli consumati — che li dipinge l’artista americano Richard Baker.
Classe 1959, cresciuto a Baltimora, nel Maryland, oggi Baker vive e lavora a Brooklyn. Pluripremiato ed esposto in decine di mostre, è specializzato nel trompe l’œil. I tascabili d’epoca sono — insieme ai vecchi dischi e ai fumetti — tra i suoi soggetti preferiti. Li cerca nei mercatini e nelle librerie dell’usato e poi li ritrae in tutta la loro logora grazia.
Con le opere dell’artista, l’editore americano Princeton Architectural Press ha creato un taccuino. Si intitola semplicemente Classic Paperbacks Notebook e ha 160 pagine, tra le quali compaiono molti dei dipinti di Baker, protagonisti anche di un puzzle, un memory (il gioco) e un set di buste e carta da lettera.