Velocità, potenza, affidabilità, resistenza: non c’è civiltà e cultura che non abbia espresso questi doti con una simbologia relativa al mondo animale. Tali simboli sono passati dalle antiche cosmogonie ai bestiari medievali, dai vessilli di guerra agli stemmi araldici, e da lì ai marchi commerciali.
C’è un settore in particolare che mostra una certa predilezione per i logo “bestiali” ed è quello dei produttori di automobili (per ovvi motivi, viste le caratteristiche che tentano di richiamare puntando su quello che è l’immaginario condiviso).
Sono ben 56 i marchi che attualmente hanno un animale nel loro simbolo: a contarli è stato il sito LeaseFetcher — piattaforma britannica che si occupa di comparare le auto in leasing — , che ha anche deciso di offrire la versione “baby” di alcuni tra i più celebri.
Ecco quindi il cavallino Ferrari — che ebbe origine dallo stemma dell’aviatore Francesco Baracca, donato personalmente a Enzo Ferrari nel ’23, come portafortuna, dalla madre del pilota — diventare un più impacciato puledro, non troppo diverso da quello della Ford Mustang, la “muscle car” americana per eccellenza.
Il flessuoso giaguaro che ha anche dato il nome alla Jaguar (l’azienda nacque dall’unione della Swallow Sidecar Company e della Standard Motor Company: doveva chiamarsi SS ma con l’avvento del nazismo le due iniziali vennero scartate per ragioni che è facile immaginare) si trasforma invece in un innocuo gattone, mentre il possente toro Lamborghini (che rimanda sia al segno zodiacale che alla passione per le corride del fondatore) si ridimensiona in un meno aggressivo vitellino.
Infine il leone Peugeot, che s’ammorbidisce in un leoncino, dopo essere passato attraverso molteplici versioni, dalla prima, risalente all’800, quando la famiglia francese aveva una fonderia di acciaio e adottò il felino per comunicare velocità di taglio, forte durata e denti affilati.