Orgiastic Hyper-Plastic: un’elegia in stop-motion al materiale che ha reso schiavo il nostro pianeta

Il regista d’animazione britannico Paul Bush ha alle spalle una lunga carriera iniziata negli anni ’80 ma che solo negli anni ’90 (grazie un piccolo capolavoro come Furniture Poetry, del 1999) l’ha reso celebre in tutto il mondo per la sua capacità di portare portare la tecnica dello stop motion nei rarefatti territori della filosofia e della poesia, mescolando arte, documentario e fiction, e riuscendo a parlare all’anima di spettatori e spettatrici utilizzando, ad esempio, primissimi piani del corpo (Lay Bare, 2012) o facendo rivivere insetti morti (While Darwin Sleeps…, 2012 — ne abbiamo parlato qui) oppure mettendo in scena la psicosi (Jekyll and Hyde, 2001, un remake dell’omonimo film del ’41 ma con gli attori che cambiano in ogni singolo fotogramma).

Tra gli ultimi lavori di Bush c’è un cortometraggio sulla plastica e soprattutto sul nostro rapporto d’amore col materiale-simbolo del XX secolo, quello col quale siamo riusciti a portare prodotti a basse costo potenzialmente a chiunque, ma anche a inquinare, forse irrimediabilmente, l’unico pianeta che abbiamo.
«Un’elegia per una relazione amorosa che è diventata amara, un affettuoso addio al più bel materiale che abbia reso schiavo il nostro pianeta: la plastica» — così il regista definisce Orgiastic Hyper-Plastic, realizzato con rifiuti e frammenti trovati lungo le spiagge e le strade, nelle soffitte e nei mercatini, oltre che attorno alle scuole londinesi, che in un’intervista Bush rivela essere i luoghi in cui ha trovato più materiale.

Presentato nei giorni scorsi al prestigioso Festival Internazionale del Cortometraggio di Clermont-Ferrand, Orgiastic Hyper-Plastic sarà presto disponibile in versione integrale.
Per ora c’è il trailer (in alto), accompagnato da un affascinante “making of” (qui sotto).

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