Concertata: le foto di Michele Lapini affisse da Cheap a Bologna per We The People, Atlas of Transitions

Negli ultimi anni, a Bologna, lì dove c’è stata una manifestazione, uno sgombero, un presidio, uno sciopero, potevi star certǝ che ci fosse anche Michele Lapini a cercare — e trovare — l’angolazione giusta per raccontare quello che stava succedendo attraverso una foto.

Lo sgombero dell’ex-Telecom, quello di XM24 (due volte), Non una di meno, One Billion Rising, lo sciopero femminista dell’8 marzo, i Fridays for Future, il Pride, le lotte dei riders, le fiaccolate per Giulio Regeni, i cortei contro Salvini, contro Draghi, contro Forza Nuova, per il diritto alla casa.
E non solo a Bologna: in Val di Susa e a Torino coi No-Tav, a Roma per le marce per il clima e i cortei contro la violenza sulle donne, a Verona per il cortei contro il Congresso mondiale delle famiglie e quelli per l’aborto libero, a Modena col picchetto delle lavoratrici e dei lavoratori di Italpizza sotto i lacrimogeni della polizia, lungo la frontiera con la Francia insieme ai migranti che tentavano di passare il confine, a Macerata per il corteo dopo l’attentato fascista di Luca Traini — lui era lì.

(foto di Michele Lapini | courtesy: Cheap)

Fotogiornalista freelance, toscano ma di base a Bologna, Lapini collabora da cinque anni con La Repubblica, ha realizzato reportage pubblicati su testate come il Guardian, El Pais, Stern!, Internazionale, L’Espresso e Il Sole 24 Ore, fa parte del collettivo Arcipelago-19 (di cui è co-fondatore) e al contempo porta avanti diversi progetti personali (riguardo a uno di essi, Antropocene, l’ho intervistato poco più di un anno fa).
Fotocamera in mano, si spinge contemporaneamente su più di un sentiero tra quelli che costituiscono il panorama della fotografia. Cronaca, “fotografia sociale”, fotografia di viaggio, lunghi reportage realizzati in mesi o anni di lavoro. Sono sentieri che a volte si intrecciano, e che è difficile etichettare. Ma il minimo comun denominatore è uno: quello di uno sguardo che oltre a vedere partecipa, e che scende in strada quando è importante farlo, soprattutto quando in strada c’è chi sta lottando.

(courtesy: Cheap)

Proprio la strada è la duplice protagonista di Concertata, nuovo progetto di arte pubblica curato da CHEAP (chi altrз potevano farlo?), che ha portato sugli spazi di pubblica affissione di Bologna alcuni degli scatti fatti da Lapini in occasione di proteste, adunanze pubbliche e manifestazioni.
L’iniziativa, lanciata il 2 dicembre, ha inaugurato la nuova edizione del festival We The People, che fa parte del più articolato progetto Atlas of Transitions Biennale, un programma europeo di cooperazione promosso da Emilia Romagna Teatro Fondazione, che da tre anni usa gli strumenti delle arti performative per guardare alle potenzialità del fenomeno delle migrazioni e sperimentare l’utilizzo dello spazio pubblico per unire e fare cultura (qui tutto il programma del festival).

Esposti fino al 7 dicembre, i manifesti di Lapini — cito dal comunicato — «sfruttano il medium fotografico per tornare ad abitare la città: lo spazio pubblico e politico precluso dalla pandemia è rioccupato dai “corpi che contano”, corpi colti nella potenzialità di fare senso comune, lì dove risuona la performatività politica di un popolo in azione. Il latino usa il verbo concertare per descrivere sia l’atto di lottare e opporsi che quello di riunire e accorpare. Nel continuum tra questa suggestione e l’invito di Butler1 a prodursi in azioni di concerto nella prospettiva di una nuova alleanza dei corpi, matura Concertata: una narrazione visiva del conflitto, delle aspirazioni al cambiamento e delle tensioni ideali collettive nello spazio pubblico» e lo sguardo del fotografo «ricostruisce le porosità, il conflitto, l’eccedenza della moltitudine che si manifesta nei corpi in lotta, in strada, ne ascolta le voci, ne coglie i gesti, ne segue i ritmi scandendone gli slogan: i poster incuneati nel paesaggio urbano esaltano i corpi e le voci delle nuove alleanze».

(foto di Michele Lapini | courtesy: Cheap)

Attraverso gli scatti pare di sentire le grida, l’odore dei fumogeni, la gioia e la rabbia, il rimuginìo della memoria, quella vibrazione inspiegabile che una massa umana — piena di diversità eppure unita attorno a un motivo, un fulcro d’azione — riesce a generare e a rendere sensibile.
Le immagini esposte, per chi vorrà andare a cercarle per le strade, sono quelle del corteo di commemorazione del 2 agosto2 (in Via Marchesana), il corteo per l’uccisione di Francesco Lorusso3 (in Via del Pratello), l’occupazione della ex caserma Sani da parte di XM24 (Via del Pratello), il presidio di Black Lives Matter Italia (Via Borgonuovo), la manifestazione Non Una Di Meno (Viale Ercolani), i Fridays For Future (Largo Trombetti) e la manifestazione contro gli sfratti e per il diritto alla casa (Vicolo delle dame).

Le foto che seguono — dello stesso Michele Lapini, in un particolare loop di un fotografo che fotografa le suo fotografie — mostrano le affissioni.

(foto di Michele Lapini | courtesy: Cheap)
(foto di Michele Lapini | courtesy: Cheap)
(foto di Michele Lapini | courtesy: Cheap)
(foto di Michele Lapini | courtesy: Cheap)
(foto di Michele Lapini | courtesy: Cheap)
(foto di Michele Lapini | courtesy: Cheap)
(foto di Michele Lapini | courtesy: Cheap)
(foto di Michele Lapini | courtesy: Cheap)
(foto di Michele Lapini | courtesy: Cheap)
(foto di Michele Lapini | courtesy: Cheap)
(foto di Michele Lapini | courtesy: Cheap)
(foto di Michele Lapini | courtesy: Cheap)
(foto di Michele Lapini | courtesy: Cheap)
(foto di Michele Lapini | courtesy: Cheap)
(foto di Michele Lapini | courtesy: Cheap)
(foto di Michele Lapini | courtesy: Cheap)
(foto di Michele Lapini | courtesy: Cheap)
(foto di Michele Lapini | courtesy: Cheap)
(foto di Michele Lapini | courtesy: Cheap)
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