Le case di Paul R. Williams, il primo architetto nero dell’American Institute of Architects

Classe 1894, cuspide acquario-pesci, nato a Memphis in una famiglia nera della classe media poi trasferitasi in California, Paul Revere Williams (il nome era un omaggio a uno dei grandi protagonisti della rivoluzione americana) rimane orfano fin da piccolissimo e viene cresciuto a Los Angeles da una famiglia adottiva.
A sei anni è l’unico nero della sua classe. A diciotto si diploma alla scuola politecnica, per poi studiare architettura da autodidatta per quattro anni, durante i quali fa pratica in alcuni studi losangelini. A ventidue anni si iscrive alla University of Southern California e, prima di laurearsi, si sposa e comincia a progettare edifici e a vincere concorsi di architettura.

(courtesy: HomeAdvisor)

Negli anni ’20 lavora piuttosto frequentemente per i membri più facoltosi della locale comunità nera, e quello sarà il trampolino di lancio per una folgorante carriera che lo porterà a diventare “l’architetto delle star”.
Primo membro non bianco dell’American Institute of Architects (fin dal 1923, quindi in tempi non certo facili, visti i problemi razziali degli Stati Uniti), durante la sua lunga vita Williams progettò più di 2000 edifici ed ebbe come clienti alcuni tra i milionari del sud della California, grandi aziende e stelle dello spettacolo come Frank Sinatra.

Ben cosciente della difficoltà legate alle questione razziale, nel ’37 Williams scrisse e pubblicò sulla rivista American Magazine un saggio dal titolo I Am a Negro, dove rivelò: «Mi sono reso conto di essere condannato, non per mancanza di capacità, ma per il mio colore. Ho attraversato diverse fasi: smarrimento, proteste inarticolate, risentimento e, infine, riconciliazione con lo status della mia razza. Alla fine, tuttavia, crescendo e sviluppando pensieri più chiari, ho trovato nelle mie condizioni una sfida stimolante, e un incentivo alla realizzazione personale. Senza avere il desiderio di “fargliela vedere”, ho sviluppato un feroce desiderio di “mostrare me stesso”. Volevo rivendicare ogni capacità che avevo. Volevo acquisire nuove abilità».
Una di queste abilità — sviluppata proprio a partire dalla situazione di architetto nero con clienti bianchi talvolta reticenti a sedersi accanto a lui per guardare i progetti — era il saper disegnare bozzetti al contrario, cosicché i committenti potessero stare dall’altra parte del tavolo. A sentirlo oggi è un aneddoto terribile, ma dimostra anche la prontezza d’animo di un uomo che non voleva farsi sfuggire potenziali occasioni per lavorare e guadagnare.

Ritiratosi nel 1973 e morto nel 1980, a pochi giorni dal suo 86 compleanno, Williams è ora celebrato in una serie di illustrazioni realizzata dall’artista indiano Ibrahim Rayintakath e pubblicata sul sito HomeAdvisor.
Sono 43 le case rappresentate nelle tavole di Rayintakath, ancora oggi visibili a Los Angeles e nelle zone limitrofe alla metropoli californiana.

(courtesy: HomeAdvisor)
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