Il nuovo numero della rivista Point.51 è dedicato alle storie di coraggio e resistenza in tempi difficili come quelli che stiamo vivendo

Il 51º grado di latitudine è esattamente a metà strada, nel canale della Manica, tra Regno Unito e Francia. È un ideale punto di incontro, ma anche una simbolica linea di separazione tra due mondi, quello dell’Europa continentale e quello dell’isola britannica. Una linea di confine, scelta da una squadra di giornalisti e giornaliste, fotografe e fotografi da tutta Europa come nome per una rivista indipendente nata a fine 2018 per esplorare i temi, i problemi, le tensioni fondamentali che attraversano il nostro continente, provando a individuarli e raccontarli attraverso gli strumenti del giornalismo d’inchiesta, del reportage, del saggio fotografico.

In ciascun numero Point.51 va a trattare un argomento differente osservandolo da molteplici punti di vista, allo scopo di comporre un mosaico che, se non esaustivo (sarebbe impossibile), permette a lettori e lettrici di costruirsi una visione composita e “tridimensionale” di un fenomeno o una questione.
Dopo una prima uscita focalizzata sul viaggio — e dunque migrazioni, frontiere, profughi, richiedenti asilo — e una seconda, pubblicata a fine 2019, che aveva come tema centrale il Regno Unito e la Brexit, il nuovo numero va a toccare la crisi mondiale che stiamo vivendo, quella dovuta alla pandemia di Covid-19, ma sceglie di farlo da una prospettiva differente rispetto alla maggior parte delle narrazioni in cui ci imbattiamo giorno dopo giorno online e offline.

Point.51 n.3, ottobre 2020 (foto: Frizzifrizzi)

Intitolata Resilience, la terza uscita di Point.51 ruota infatti attorno a piccole e grandi storie di coraggio e di resistenza, che affrontano tutti quegli stati d’animo che ci siamo improvvisamente ritrovati a vivere in maniera assai più amplificata di prima, proprio a causa del virus: solitudine, isolamento, shock, depressione, stanchezza cronica.
«La crisi ha evidenziato alcuni dei maggiori punti di forza delle nostre società e messo in luce alcuni dei nostri problemi più gravi», scrive la redazione del magazine nell’editoriale d’apertura, che cita lo psichiatra ebreo austriaco Viktor Frankl, sopravvissuto all’Olocausto, il quale disse: «una reazione anormale a una situazione anormale è un comportamento normale».

Quelle raccontate tra le pagine di Point.51 non sono sempre vicende direttamente legate alla pandemia, ma esplorano quel ventaglio di emozioni che tutti noi ci stiamo abituando — volenti o nolenti — a vivere.

Point.51 n.3, ottobre 2020 (foto: Frizzifrizzi)
Point.51 n.3, ottobre 2020 (foto: Frizzifrizzi)

Tra i protagonisti di questo numero ci sono una donna che ha navigato in solitaria per nove mesi, un pastore albanese, i veterani di guerra di Kosovo e Afghanistan che soffrono di disturbo post traumatico da stress, le storie di chi abitava in una delle “città segrete” costruite dal regime sovietico, una ragazza guarita dal virus ma che ancora non riesce a riprendersi del tutto, un gruppo di studentesse che ha vissuto l’ultimo anno di scuola in lockdown.

Tra articoli interessanti e bellissime foto, Point.51 n.3 non fornisce facili consolazioni né piatto “motivazionismo”. Di sicuro, però, arricchisce in chi legge quella che potremmo chiamare come “esperienza del mondo”, offrendo prospettive differenti su sensazioni che in molti ci stiamo trovando a vivere senza essere attrezzati per affrontarle, sentendoci quindi ancora più soli.

Point.51 n.3, ottobre 2020 (foto: Frizzifrizzi)
Point.51 n.3, ottobre 2020 (foto: Frizzifrizzi)
Point.51 n.3, ottobre 2020 (foto: Frizzifrizzi)
Point.51 n.3, ottobre 2020 (foto: Frizzifrizzi)
Point.51 n.3, ottobre 2020 (foto: Frizzifrizzi)
Point.51 n.3, ottobre 2020 (foto: Frizzifrizzi)
Point.51 n.3, ottobre 2020 (foto: Frizzifrizzi)
Point.51 n.3, ottobre 2020 (foto: Frizzifrizzi)
Point.51 n.3, ottobre 2020 (foto: Frizzifrizzi)
Point.51 n.3, ottobre 2020 (foto: Frizzifrizzi)
Point.51 n.3, ottobre 2020 (foto: Frizzifrizzi)
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