Passaggi, un viaggio sospeso tra eterotopie e non luoghi: la tesi di laurea di Roberta Steri

C’è solo un cambio di lettera a separare un paesaggio da un passaggio. Nello spazio tra quella e e quella s, tuttavia, sono racchiusi millenni di storia urbana e di trasformazione del territorio: dalla vastità del “vuoto” attorno ai primi insediamenti del neolitico fino alle odierne metropoli che, come organismi vivi, si espandono al di fuori delle antiche mura, oltre i propri confini naturali, al di là di tangenziali e zone industriali, inghiottendo le campagne e rivomitandole fuori come zone ibride, interstiziali — zone di passaggio, appunto; Edgelands in cui gli unici “monumenti” sono le stazioni di servizio e le discariche, i centri commerciali e i piloni elettrici, gli aeroporti, i parcheggi, le sale d’attesa.

Questa nuova e mutevole geografia ha attratto romanzieri, filosofi, antropologi, artisti e paesaggisti radicali, che ne hanno fatto oggetto d’indagine e setting per narrazioni estreme.
Lavorando a partire dal concetto di mappa, e muovendo dalle teorie di un antropologo (Marc Augé) e di un filosofo (Michel Foucault), la giovane designer Roberta Steri è partita per un personale percorso che l’ha portata a realizzare una tesi di laurea attorno a un progetto editoriale illustrato — intitolato Passaggi — che ha pensato come “un viaggio sospeso” tra due concetti, quello foucaultiano di eterotopia e quello di non luogo, reso celebre da Augé.

(courtesy: Roberta Steri)

Originaria della Sardegna e con alle spalle diversi anni passati in Francia, Steri si è laureata in Graphic Design e Art Direction presso la Naba di Milano.
Si definisce come «una semplice ragazza a cui piace scrivere bigliettini da lasciare sparsi in casa destinati alle persone care, a cui piace archiviare immagini spesso in modo troppo ordinato, ma sopratutto che ama scattare fotografie, un po’ a caso, in quei posti abbandonati o a quelle cose a cui spesso non si presta attenzione».
Con Passaggi ha svolto un gran lavoro di ricerca sui soggetti e sulla loro rappresentazione attraverso diverse tecniche di stampa e disegno.

Per saperne di più, mi sono fatto raccontare il suo progetto.

(courtesy: Roberta Steri)

L’interesse per questo argomento è nato durante il corso di Layout.
Il briefing che ci è stato sottoposto era creare un progetto illustrato a partire dal concetto di mappa, utilizzando una tecnica a scelta.

Ciò che ho deciso di rappresentare sono stati dei luoghi o più precisamente dei “non luoghi”, termine coniato dall’etnologo Marc Augé nel 1992, che, non identifica un luogo inesistente, bensì un luogo senza identità.

Ispirandomi dunque alla definizione fornita da Augé, ho creato una serie di francobolli, realizzati con la tecnica della linoleografia, che rappresentassero tutti quei luoghi privi di identità: autostrade, aeroporti, mezzi di trasporto e centri commerciali; luoghi in cui gli individui si incrociano senza instaurare rapporti l’uno con l’altro, poiché mossi unicamente dal desiderio del consumo o della voglia di affrettare le attività quotidiane.

Dopo aver approfondito la definizione di non luogo ho proseguito la mia ricerca con la lettura Utopie eterotopie, testo di Michel Foucault. Nel libro egli parla prima di utopie, paesi senza luogo e storie senza cronologia, poiché nascono e vivono nella mente degli uomini, nei loro sogni, nel loro cuore. Arriva poi a definire le eterotopie, luoghi reali ma che corrispondono ad utopie effettivamente realizzate, spazi che si trovano al di fuori di ogni luogo anche se perfettamente localizzabili: cimiteri, teatri, cinema, biblioteche, navi e giardini.

(courtesy: Roberta Steri)
(courtesy: Roberta Steri)

Questa tesi, questo mio viaggio sospeso tra eterotopie e non luoghi, nasce non solo dalle due definizioni di cui ho appena parlato, ma trova ispirazione anche dai progetti realizzati da numerosi artisti. Questi ultimi si sono occupati di descrivere visivamente determinati luoghi, che io chiamerò Passaggi poiché rappresentano una città di mezzo tra eterotopie e non luoghi.

Parte della mia tesi si sviluppa in un archivio contenente una serie di lavori in cui il concetto di luogo è stato analizzato a livello concettuale ma anche a livello artistico.

(courtesy: Roberta Steri)

Dopo un’accurata analisi della teoria di Marc Augé il mio pensiero è che luoghi e non luoghi corrispondono a spazi concreti, ma anche ad atteggiamenti, a posture, al rapporto che gli individui hanno con gli spazi in cui vivono o che percorrono.

Ogni non luogo può diventare un luogo per qualcuno: si tratta quindi, di una distinzione di atteggiamento e non di sostanza. Un aeroporto non è un non luogo per coloro che vanno a lavorarci ogni giorno, che vi trovano amici e sviluppano abitudini. Ma è anche grazie alla definizione di Foucault che ho deciso di pensare al non luogo come a una dimensione sospesa in cui tanti attori, vicende, bisogni, si incrociano senza mai mescolarsi davvero. Il non luogo potrebbe rappresentare dunque una sorta di terra di mezzo.

Il progetto nasce dall’archiviazione di immagini fotografiche realizzate in ambienti che personalmente rappresentano dei luoghi di passaggio.

(courtesy: Roberta Steri)

AEROPORTO
Quello che per anni è stato per me solo un anonimo non luogo, oggi è diventato un luogo a tutti gli effetti. Mi ritrovavo a vivere l’aeroporto come un luogo di passaggio, un luogo a tratti di solitudine e a tratti di familiarità

Gli aeroporti sono pieni di vite e di emozioni, anzi, posso definire tre sentimenti prevalenti: ansia, attesa, desiderio; in pochi altri posti si avvertono tanto fortemente.

(courtesy: Roberta Steri)
(courtesy: Roberta Steri)

Ho catalogato immagini di aeroporti attraversati durante il corso degli ultimi anni. Da Cagliari a Nizza, da Nizza a Milano, ma anche luoghi come New York, Dubai o Los Angeles. 
Per il progetto i vari aeroporti sono stati riprodotti con la tecnica della linoleografia, che mi ha permesso di creare una serie di stampe in cui il soggetto fosse indistinguibile.

Ho comunque deciso di accostare una didascalia ad ogni immagine, che riporta luogo e data, affinché siano una testimonianza della presenza degli aeroporti nella mia vita.

Il lavoro è incentrato sul trovare bellezza e consapevolezza in questi non luoghi, che stanno ancora riempiendo un mondo sempre più estraneo.

(courtesy: Roberta Steri)
(courtesy: Roberta Steri)

Partendo dalle immagini scattate in precedenza, ho creato una mia versione illustrata di questi non luoghi.
Le stampe sono state realizzate su supporti in linoleum 9×9 cm, poiché le illustrazioni create su supporti molto piccoli hanno un impatto maggiore, perdendo i dettagli.

In un primo momento i disegni vengono realizzati su carta lucida che a contatto con il linoleum rilasciano la traccia su questo supporto. La seconda fase consiste nell’incisione della lastra. Una volta completata l’incisione ho inchiostrato le varie lastre con un rullo e l’acrilico nero e le ho riprodotte sui fogli.

Attraverso questa tecnica si possono ottenere risultati molto vari. Nel mio caso, con delle stampe di dimensioni ridotte, i disegni spesso risultano poco comprensibili, ma è proprio questo l’effetto desiderato, ossia che anche l’osservatore possa creare un’interpretazione personale.

(courtesy: Roberta Steri)
(courtesy: Roberta Steri)

NUVOLE
Le nuvole sono per me un’utopia, un paese senza luogo, che nasce nella mente e nei sogni degli uomini. Così uguali ma così diverse, permettono di viaggiare, sognare e creare un posto lontano da tutto il resto.

La serie è una raccolta di immagini che mostrano solo il cielo senza orizzonte, edifici o altri elementi.

Attraverso la pura astrazione, provo a comunicare che forme, linee e colori possono rappresentare gli stati interiori e le emozioni corrispondenti.

(courtesy: Roberta Steri)

La tecnica utilizzata è quella della cianotipia che ha creato immagini molto simili tra loro ma anche differenti per le varie imprecisioni, dando vita a sfumature che permettono di andare oltre il visibile, di ricercare un significato nascosto all’interno di ogni immagine.

Ho iniziato a sperimentare con ottimi risultati sin da subito, l’unico problema incontrato è stata l’esposizione al sole, poiché durante l’autunno i raggi solari scarseggiavano. Mi sono dovuta adattare ai tempi e ho dovuto sfruttare le giornate migliori.

(courtesy: Roberta Steri)
(courtesy: Roberta Steri)

SEGNALI STRADALI
Segnali carichi di informazione, diventano metafora di solitudine e omologazione. Ma eliminando il contesto, perdono la loro funzione e acquisiscono una peculiare indipendenza, trasformandosi in sculture e opere d’arte.

Lo sfondo viene messo in secondo piano per dare maggior importanza al soggetto.
Protagonisti di queste immagini sono, dunque, le forme geometriche monocromatiche.

Anche questa serie è stata realizzata con la tecnica della cianotipia che ha dato vita a immagini molto simili tra loro a cui si può attribuire un significato artistico e personale.

(courtesy: Roberta Steri)

STAZIONE DI SERVIZIO
Le stazioni di benzina rappresentano per me un vero e proprio non luogo ma costituiscono anche i punti di attrazione lungo il cammino per raggiungere un posto o un altro.

La serie è una narrazione filosofica di un viaggio interiore, che disegna uno schema preciso da Ovest a Sud. Una mappa di stazioni viste da angolazioni differenti, ma molto simili tra loro. Racconta la presenza iconica di oggetti quotidiani e il desiderio di farli diventare opere d’arte.

(courtesy: Roberta Steri)
(courtesy: Roberta Steri)
(courtesy: Roberta Steri)

La tecnica utilizzata per la realizzazione di queste stampe è quella dello stencil. Essa mi ha dato la possibilità di creare immagini geometriche e precise, in cui i vari soggetti fossero indistinguibili tra loro.

L’obiettivo era creare stampe di un unico colore, utilizzando forme molto geometriche. Ho dunque creato le sagome delle stazioni a partire dalle foto scattate in precedenza. Mi sono servita dei fogli in acetato (molto resistenti all’inchiostratura) e ho cercato di applicare ad ogni sagoma un carattere grafico e geometrico, affinché, le sagome fossero diverse l’una dall’altra, ma allo stesso tempo molto simili, tanto da essere quasi indistinguibili.

Per l’inchiostratura ho deciso di usare l’acrilico nero e uno spazzolino da denti, che mi ha permesso di creare un effetto puntinato, molto simile al risultato ottenuto con la risografia.

(courtesy: Roberta Steri)
(courtesy: Roberta Steri)
(courtesy: Roberta Steri)

SALA D’ATTESA
La sala d’attesa è un luogo che tutti viviamo abitualmente. Non occorre prendere un aereo, un treno o visitare un altra città. Fa parte della quotidianità, andare dal medico, alle poste o in un supermercato.

Un non luogo a tutti gli effetti, uno spazio in cui tutti siamo uguali e con gli stessi obiettivi. Ci differenziamo solo per il numero che ci viene dato in lista d’attesa. Qui la vita sembra sospesa. Una linea tra il prima e il dopo. Il momento in cui vorresti sapere ma ignori; che rimane perfetto solo se chiuso nel suo spazio.

La serie è stata realizzata con la tecnica del ricalco, grazie all’uso della carta carbone. Illustrazioni dal tratto sottile e preciso rendono queste stampe molto realistiche.

(courtesy: Roberta Steri)

OGGETTI ABBANDONATI
Talvolta privare un oggetto del proprio contesto equivale alla perdita del suo significato. Ma in alcuni casi è dalla destrutturazione del suo luogo di appartenenza che emerge un aspetto artistico e una nuova visione di esso.

Nel progetto ho inserito una raccolta di oggetti ritrovati sulla riva del mare. Prosegue con una raccolta di oggetti ritrovati in casa durante un trasloco, oggetti abbandonati o dimenticati che sono diventati protagonisti della serie Casa.

La casa è quel luogo che contiene, accoglie e protegge. Luogo che quotidianamente amiamo e odiamo, sospesi fra protezione e avventura, riconoscimento e libertà. Ma talvolta non ci appartiene. È solo un passaggio.

(courtesy: Roberta Steri)
(courtesy: Roberta Steri)

Gli obiettivi inizialmente prefissati per questo progetto erano quelli di sperimentare tecniche di stampa non ancora utilizzate durante il corso. La sfida doveva essere riuscire a creare qualcosa di nuovo, anche rischiando di non ottenere i risultati previsti; il fulcro centrale è stato dare importanza non tanto alla perfezione, quanto alla bellezza dell’imperfezione.

Successivamente mi sono imbattuta in una difficoltà ben più importante, cioè spiegare alle persone quale genere di lavoro stessi realizzando, quali differenze ci fossero rispetto ad ogni altro progetto editoriale e quali fini avesse.

(courtesy: Roberta Steri)

Descriverò, in prima istanza, cosa io intendo per libro d’artista. Premettendo che esistono molte definizioni e molte tipologie di libri che ricadono sotto questa definizione, per me il libro d’artista è soprattutto uno spazio (spesso legato al supporto cartaceo) da riempire con sensazioni, sentimenti, gioie, dolori, malumori, benessere, malessere. È un insieme di segni, colori, fili, fogli, che può variare nella forma, passando dal libro, spesso divenuto illeggibile, alla scultura.

Ciò che ho realizzato è dunque un’opera d’arte a tutti gli effetti, che offre le sue pagine come area di sperimentazione libera. Si tratta di un genere di progetto che esprime il lavoro più intimo e personale di un artista, svincolato dalle costrizioni del mercato. Il valore non risiede solo nei contenuti, ma anche negli aspetti esteriori dei variegati e inusuali contenitori di concetti, forme, immagini e parole. Può rappresentare un momento, un concetto, un periodo, è una forma di narrazione dove si ha una percezione molto più complessa rispetto ad un’altra opera, è una forma d’arte con infinite dimensioni.

(courtesy: Roberta Steri)

Mentre il libro tradizionale ha una forma fissa di narrazione, una successione di pagine che il lettore si aspetta, il libro d’artista è differente; può essere anche libro-oggetto o libro-scultura. Rappresenta la libertà di esprimersi e di dare anche all’osservatore la possibilità di fare una riflessione sul proprio punto di vista.

Ciò che emerge, nel mio caso, è l’attenzione ai miei Passaggi, quei territori che abitiamo, dove passano e si insediano persone, macchine, metrò, negozi, strade, ipermercati, centri commerciali, mega-strutture.
Questo progetto diviene allora il luogo intimo della relazione e dell’interazione fra soggetto e oggetto. Vero e proprio “tesoro di carta”, esso è scenario-narrazione brulicante di inconscio, di memoria e di vissuto.

(courtesy: Roberta Steri)
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