Teoria del type design: il saggio-testamento di Gerard Unger

Con le vendite dei giornali cartacei in costante calo e la maggior parte delle notizie che arrivano dal web, è facile dimenticare che meravigliose opere dell’ingegno umano possano essere i caratteri tipografici pensati per i testi dei quotidiani. La scelta di un carattere è sempre cruciale, questo è certo, ma sui quotidiani si presentano problematiche che altrove si possono evitare: una carta di bassa qualità, una stampa rapida ed economica, tanto testo da inserire in poco spazio. È tenendo conto di tutti questi ostacoli che, agli inizi degli anni ’80, il designer olandese Gerard Unger progettò lo Swift, il suo carattere tipografico più celebre e utilizzato, per decenni sulle pagine dei giornali di mezzo mondo, da USA Today al Manifesto.

Cos’è era che rendeva Swift (poi aggiornato nel 1995, sempre da Unger, nel Neue Swift) tanto speciale? Riempiva lo spazio senza “affollarlo”, rendendo ben evidente la spaziatura tra le righe e al contempo poco fastidiosa quella tra le parole (che può essere disarmonica e visivamente cacofonica nelle colonnine giustificate dei quotidiani). Le sue “grazie” ben evidenti, inoltre, erano pensate per sopravvivere a processi di stampa frettolosi e poco accurati. «Indistruttibili», le definì il giornalista del Guardian Christopher Burke quando, nel 2018, scrisse il necrologio di Unger, scomparso nel novembre di quello stesso anno poco dopo aver dato alle stampe un libro che probabilmente rimarrà per molti anni nelle liste dei testi essenziali per le università e i corsi di progettazione grafica, e un punto di riferimento assoluto per i professionisti del design tipografico.

Gerard Unger, “Teoria del type design”, Ronzani Editore, 2020 (foto: Frizzifrizzi)

Intitolato Theory of Type Design, è stato pubblicato in inglese dall’editore olandese nai010 appena un paio di mesi prima della morte di Unger, che ci lavorò dal 2015 al 2017, mentre affrontava non soltanto la malattia che l’avrebbe ucciso, ma anche quella di sua moglie, la storica dell’arte Hendrika Boom, che lasciò questa terra sei mesi prima del marito.

Ora quello stesso libro è stato pubblicato per la prima volta in italiano da Ronzani con il titolo di Teoria del type design nella bella collana Typografica.
Recente vincitore di una menzione d’onore durante l’ultima edizione del prestigioso Compasso D’Oro per un altro libro “tipografico” (Metodo Simoncini, del quale abbiamo scritto qui), Ronzani è probabilmente l’editore perfetto per un’opera di questa portata: l’estrema cura e rispetto che mette in ogni pubblicazione, dall’impaginazione alla carta, fino al processo di stampa (si chiama amore, e checché ne dicano gli editori, è merce rara) rende giustizia sia al saggio di Unger che al suo autore.

Gerard Unger, “Teoria del type design”, Ronzani Editore, 2020 (foto: Frizzifrizzi)

Uscito a giugno, Teoria del type design è, come lo definisce il docente di tipografia Gerry Leonidas, autore della prefazione, un libro accessibile che non sottovaluta chi lo legge.
Nei 25 capitoli in cui si suddivide il volume — brevi ma densi di informazioni, di materiale iconografico e di spunti che invitano ad approfondire su decine e decine di altri testi — Unger ha messo tutto: le conoscenze, le ricerche, le considerazioni frutto di una lunga carriera che l’ha visto tra i protagonisti assoluti nell’ambito della progettazione tipografica dell’ultimo mezzo secolo, sia come professionista che come docente (insegnò per 25 anni presso l’Università di Reading, nel Regno Unito).

Come sottolinea Leonidas, Teoria del type design è un unicum nel panorama dei libri sulla tipografia: «si colloca al centro di un campo in cui scarseggiano narrazioni più ampie e sono praticamente inesistenti testi che riuniscano ricerca storica, discussione sulla pratica e riflessione sul processo decisionale».

Gerard Unger, “Teoria del type design”, Ronzani Editore, 2020 (foto: Frizzifrizzi)

Oltre all’opera in sé, credo sia doveroso citare anche il grande lavoro editoriale svolto da Ronzani e soprattutto da Giorgio Cedolin, che ha curato sia la traduzione che un progetto grafico nel quale nulla è lasciato al caso: il colore dei testi (un viola che figurava tra le tinte più amate da Unger — il suo sito lo testimonia) il layout asimmetrico con allineamento a bandiera, il carattere usato (l’Alverata, l’ultimo progettato dal designer olandese), tutto ha un senso e rappresenta un sottile quanto sentito omaggio a un figura gigantesca del design del ‘900.

252 pagine, con una prefazione di Gerry Leonidas, un ricordo di Riccardo Olocco, che è stato suo studente, e una nota sulla traduzione, di Giorgio Cedolin, il libro si può acquistare online.

Gerard Unger, “Teoria del type design”, Ronzani Editore, 2020 (foto: Frizzifrizzi)
Gerard Unger, “Teoria del type design”, Ronzani Editore, 2020 (foto: Frizzifrizzi)
Gerard Unger, “Teoria del type design”, Ronzani Editore, 2020 (foto: Frizzifrizzi)
Gerard Unger, “Teoria del type design”, Ronzani Editore, 2020 (foto: Frizzifrizzi)
Gerard Unger, “Teoria del type design”, Ronzani Editore, 2020 (foto: Frizzifrizzi)
Gerard Unger, “Teoria del type design”, Ronzani Editore, 2020 (foto: Frizzifrizzi)
Gerard Unger, “Teoria del type design”, Ronzani Editore, 2020 (foto: Frizzifrizzi)
Gerard Unger, “Teoria del type design”, Ronzani Editore, 2020 (foto: Frizzifrizzi)
Gerard Unger, “Teoria del type design”, Ronzani Editore, 2020 (foto: Frizzifrizzi)
Gerard Unger, “Teoria del type design”, Ronzani Editore, 2020 (foto: Frizzifrizzi)
Gerard Unger, “Teoria del type design”, Ronzani Editore, 2020 (foto: Frizzifrizzi)
Gerard Unger, “Teoria del type design”, Ronzani Editore, 2020 (foto: Frizzifrizzi)
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