Negli ultimi anni il termine più spesso accostato alla rapida e ininterrotta produzione di informazioni e al loro altrettanto veloce e incessante consumo è flusso. Il flusso scorre, il flusso è in movimento continuo, il flusso non s’arresta: è una metafora perfetta per rappresentare ciò che appare come in eterno divenire, tra notizie, opinioni e immagini che scivolano via senza sosta e senza tregua — una “alluvione digitale”, la chiama Bifo in Futurabilità — ed eludono ogni tentativo di fermarsi a elaborare, di concentrare la propria attenzione su un oggetto, un evento, un tema, un pensiero in particolare.
La fotografia — che per sua natura “congela” il tempo e permette dunque di analizzare ciò che immediatamente dopo lo scatto è già sfuggito via — paradossalmente costituisce una buona parte del flusso, la più visibile ma altrettanto inafferrabile. Anche i migliori reportage e i più approfonditi progetti documentaristici rischiano di perdersi nel flusso, di affogare nella corrente che tutto appiattisce e omologa, circondati da informazioni irrilevanti.
Una soluzione, forse, è assecondare il flusso. O meglio, tramutarsi in flusso, assumendo forma liquida, mutevole, perennemente in fieri e in evoluzione: questa l’idea che ha preso corpo, durante l’epidemia di Coronavirus, dagli scambi di email tra alcuni dei fotografi della prestigiosa agenzia internazionale Magnum.
A metà marzo, quando mezzo mondo chiudeva le frontiere e molti paesi attuavano le procedure di lockdown, i fotografi si scrivevano raccontando le proprie situazioni, sensazioni, esperienze, allegando immagini, buttando giù impressioni a caldo, paure, preoccupazioni, spunti di discussione.
A inizio giugno tutto questo si è trasformato in Magnum Flow.
Realizzato in collaborazione con Fotomat, piattaforma per la pubblicazione online di progetti video e fotografici, Magnum Flow si sviluppa come una sorta di diario collettivo, aggiornato quasi quotidianamente, con immagini e testi dei membri dell’agenzia: dalle mail ai progetti personali fino ai lavori su commissione.
«L’attuale crisi COVID-19 ha limitato tutti i nostri movimenti e i nostri modelli di lavoro. Magnum Flow è il nostro diario di questi tempi», scrivono i curatori dell’iniziativa. Scorrendo la pagina si va indietro nel tempo fino alla prima mail, firmata dal fotografo americano Peter van Agtmael, che diede inizio a tutto, e poi su, in un suggestivo e interessante viaggio nel passato prossimo e nel presente, attraverso sguardi spesso molto personali — delle vere e proprie immersioni nel mondo più intimo di alcuni dei più grandi fotografi del panorama contemporaneo.