Il design d’emergenza durante l’emergenza

Il buon design ha bisogno di tempo. Progettare vuol dire elaborare, semplificare pensieri complessi, fare ricerca, sperimentare materiali, confrontarsi con esperti e rapportarsi con sistemi produttivi articolati. Anche il “design d’emergenza” ha bisogno di tempo, e infatti i molti progetti elaborati in previsione di crisi umanitarie, cambiamenti climatici, terremoti, alluvioni, o altro, sono stati realizzati in anni di lavoro: ma il design d’emergenza durante l’emergenza richiede invece di essere veloce. Ha senso solo se trova le risposte più efficaci possibili con rapidità, e l’attuale pandemia di Coronavirus è un ottimo campo di prova: sono molti i temi emersi nel mondo del progetto durante questa emergenza.

Produzione

Essere veloce non vuol dire solo elaborare rapidamente un’intuizione, ma anche fare in modo che sia possibile realizzare quell’idea rapidamente e nel modo più economico possibile. Per questo motivo il design d’emergenza durante l’emergenza tende a lavorare su risorse prefabbricate o a operare su oggetti di uso comune. Il popolarissimo progetto della maschera da snorkeling della Decathlon è un esempio molto riuscito. Con una modifica minima ad un prodotto già realizzato risponde immediatamente al problema della carenza di respiratori.

Maschera Snorkeling Decathlon trasformata in respiratore, Dott. Renato Favero con l’ingegnerizzazione e stampa 3D di Isinnova.

La crisi sanitaria è stata globale e ha portato a non riuscire a reperire una serie di strumenti per la protezione personale. I designer hanno dato risposta proponendo soluzioni che spesso risultavano efficaci proprio perché semplici nella loro realizzazione.
Così ad esempio Giulio Iacchetti presenta la sua maschera protettiva su Facebook: “foglio di acetato rubato alla cover di una tesina. Funziona e non si forma condensa”, fine. Due frasi per definire un progetto costituito fondamentalmente da un taglio: in forma gratuita viene rapidamente messo a disposizione per chiunque ne abbia bisogno.

Protezione per il viso “Visiera Minima”, Studio Giulio Iacchetti, assistente progetto Lorenzo Walle. (Qui il link per scaricare il file per costruire la visiera) 

Sul tema della protezione si sono elaborati diversi progetti. I più efficaci sono ovviamente quelli che hanno raggiunto il livello di complessità più basso e quindi una maggiore facilità di produzione.

“Flatpack”, di Dhanistha Dyaksa. La visiera può essere utilizzata anche senza occhiali, il taglio è però complesso, può essere realizzato solo a laser su policarbonato di 3mm.

Riflessione e speculazione

Il progetto è anche comunicazione e speculazione, attiva processi di riflessione sulla realtà che stiamo vivendo. L’emergenza, la situazione di crisi è per sua natura il momento migliore per analizzare quelle fratture che servono a immaginare realtà differenti dal quotidiano.
Un esempio è il lavoro di Max Siedentopf, designer tedesco-namibiano che lavora a Londra. Già a fine gennaio, quando in Cina si cominciava a parlare del problema di reperire strumenti di protezione personale, aveva ipotizzato un futuro fatto di mascherine autoprodotte.

How-To Survive A Deadly Global Virus”, di Max Siedentopf.”Poiché il virus si sta attualmente diffondendo a livello globale, la serie offre soluzioni pratiche su come utilizzare oggetti di uso quotidiano per proteggersi”.

Esigenze reali

Il design d’emergenza durante l’emergenza trova senso nel rispondere ad esigenze reali, contingenti. Chi si occupa di progetto durante una crisi si pone la questione: cos’è più necessario in questo momento?
Lo Studio Carlo Ratti Associati ha lavorato sull’idea di trasformare dei container in moduli di terapia intensiva. I container si connettono tra loro tramite una struttura gonfiabile così da ampliare la capienza degli ospedali.

Progetto “CURA”, team di ricercatori guidati da Carlo Ratti con Italo Rota. © CRA-Carlo Ratti Associati

Prima di tutto, in questo caso, riscontriamo un problema di “produzione”: è vero che si utilizzano delle strutture prefabbricate già esistenti, i container, ma è anche vero che per realizzare un progetto di questo tipo ci sono tempi di realizzazione non brevi. Difficile immaginare che possa dare una risposta efficace durante il picco dei contagiati.
Alla domanda “cos’è più necessario in questo momento?” il progettista ha risposto “l’ampliamento dei posti letto”, ma forse non è stata la risposta più corretta. La struttura costruita negli spazi della Fiera di Milano ne è un esempio: realizzata in tempi record, sembra essere servita più ad una conferenza stampa che alla reale insufficienza ospedaliera.
Altro elemento di criticità è che strutture prefabbricate per terapie intensive esistono, sono già certificate e funzionanti, forse un altro ambito su cui sviluppare un progetto sarebbe stato più proficuo.

Primo prototipo del modulo “CURA”, finanziato da Unicredit. (Foto: Max Tomasinelli)

Sul tema dell’ampliamento della capacità ospedaliera un intervento semplice ed efficace è stata l’ideazione di un nuovo circuito per l’ossigeno realizzato con stampante 3d, che ha la capacità di moltiplicare i respiratori, collegandoli ad un’unico ventilatore polmonare. Una soluzione che ha spostato il problema da una questione di spazi (più posti letto), ad una questione di ottimizzazione delle attrezzature che già si hanno a disposizione per la terapia intensiva.

Circuito che permette di utilizzare un ventilatore polmonare per più pazienti, professor Marco Ranieri, realizzazione Intersurgical.

Design della comunicazione

Comunicare bene e in modo responsabile è particolarmente importante durante una situazione di emergenza. Grafici e designer della comunicazione si sono confrontati con il tema antico della funzione sociale. Soprattutto in un momento in cui i media tendono continuare in un tipo di informazione emozionale, emotiva e spesso senza una verifica delle fonti e dei dati.
Un progetto semplice e allo stesso tempo efficace è stato quello di Matteo Moretti: una dashboard open source per cellulari che ha l’obbiettivo di comunicare in tempo reale e in maniera leggibile i dati ufficiali della Protezione Civile. (Ne ha parlato Frizzifrizzi in questo articolo).

CoviDash, Sheldon.studio – Matteo Moretti, Daniel Rampanelli.

Sempre rimanendo sul tema di dati e loro leggibilità, anche il portale realizzato dall’Università John Hopkins sui dati globali legati al Covid-19 prova a risolvere problemi di lettura dei numeri realizzando un’interfaccia che i quotidiani di tutto il mondo utilizzano per la sua capacità di rendere immediatamente chiara la situazione, in questo caso su scala mondiale. 

Portale COVID-19, realizzato dal Centre of Systems Science and Engineering (CSSE) e Johns Opkins University (JHU).

Futuri distopici

Il design fiction è una branca del progetto che ha come obiettivo quello di progettare futuri possibili: si basa su basi filosofiche e ragionamenti complessivi di sistema. Le immagini con i muri di plexiglass in spiaggia sembrano a metà tra le fake news e i cattivi progetti. Non solo perché sono progetti che così ipotizzati sono irrealizzabili, ma perché non sviluppano nessuna riflessione, se non qualche facile sgomento e veloce indignazione di maniera.

Varie immagini su soluzioni progettuali e “futuri prossimi”.

Il design d’emergenza durante l’emergenza ha alcune caratteristiche specifiche: deve essere veloce sia nell’ideazione che nella produzione, facilmente realizzabile o fruibile anche da non addetti ai lavori, comunicare in maniera efficace, rispondere a problemi reali e contingenti. Per fare tutto questo rimane però sempre valido un principio chiave del design: progettare è prima di tutto ricerca di senso.

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