«Mi disse che quando si deve presentare al proprio capo delle opzioni, bisogna sempre averne una meno buona delle altre. Il capo deve affermare il proprio potere e scartarne una. Se non si presenta quell’opzione meno buona, lui potrebbe scartare una di quelle a cui tieni di più».
A parlare è Susan Emshwiller, figlia di Edmund Alexander Emshwiller, detto Ed, o Ed Emsh, come spesso si firmava, illustratore tra i più importanti e premiati nel mondo dell’editoria fantascientifica, che tra gli anni ’50 e ’70 realizzò decine di copertine per libri tascabili e riviste pulp come Planet Stories, Space Stories, Vanguard SF, nelle quali talvolta finiva per illustrare i racconti di sua moglie, Carol Emshwiller, a sua volta ottima scrittrice e — a detta di Ursula K. Le Guin — «una delle voci più forti e complesse della narrativa femminista»1.

La testimonianza della figlia Susan è tratta da Dream Dance: The Art of Ed Emshwiller, catalogo dell’omonima mostra allestita da ottobre a dicembre 2019 presso il Lightbox Film Center di Philadelphia. Perché una mostra di un illustratore in un centro dedicato al cinema? Il motivo è che Emshwiller — nato nel 1925 e morto nel 1990 — ebbe una carriera assai eclettica: fu appunto illustratore e pittore ma lavorò anche nella pubblicità, nella computer art e, a partire dagli anni ’60, cominciò a sperimentare con il cinema, la videoarte e le performance multimediali (più avanti ci sono alcuni filmati realizzati da lui: un estratto di Relativity, del 1966, e di Crossings and Meetings, del 1974, e le versioni integrali di Thanatopsis, 1962, Film With Three Dancers, 1970, e Carol, 1970, dove appare sua moglie2).
Pubblicato da Anthology Editions, il catalogo ripercorre l’intera parabola creativa dell’artista attraverso immagini, fotogrammi, testimonianze, testi critici, documenti e schizzi.
176 pagine, quasi 500 illustrazioni, si può acquistare anche su Amazon.


