Bisticci | Reale

La situazione in Italia è grave, ma non è seria

Così appuntava Ennio Flaiano in un suo taccuino nel 1954, e da allora rimane immutato il giudizio che spetta al nostro paese, alla nostra nazione, a chi governa o legifera, a chi burocratizza, a chi fa soldi, a chi li consuma. A molti altri.

Nessuno era preparato allo spaventoso giro di giostra che la paura di un contagio mortale ci sta regalando, eppure mi sembra che si stia davvero facendo di tutto perché una montagna russa si trasformi in un castello degli orrori: si rincorrono veline ai giornali e finti vocali su whatsapp, gli assessori scoprono dal nulla il concetto di resilienza e i quartieri grandi forze sociali disponibili a lottare in difesa di uno dei diritti fondamentali del milanese. Il diritto all’aperitivo.

Nelle chat o durante le nostre giornate lavorative, ci può capitare di fare da cassa di risonanza di queste note distorte, ma la corda la fanno vibrare altri: non mi risulta infatti che Simone abbia scritto 50 articoli al giorno sul coronavirus, tutti con cifre e nomi di paesi nei titoli, e nemmeno ricordo di aver visto Zazie o Tommaso su Facebook indossare una mascherina, Giulia, LucaRosario che pure si occupano di scovare racconti incredibili, non li ho visti rincorrere una verità, un consiglio, un like.

Dunque, mentre noi giovani adulti sperimentiamo per la prima volta dal vivo l’antico adagio secondo cui la prima vittima durante una guerra sia la verità, mettiamoci tutti quanti all’erta e dedichiamo del tempo alle parole e a ciò cui possono portare.

Se infatti per gran parte dei giornali usare il termine “morto” significa letteralmente i soldi in più di un click o di una copia (e per un politico il voto che prenderà alle prossime elezioni), rimane pur vero che si può scegliere.  Si può scegliere di usare certe parole, di non fare gli spiritosi, di essere empatici, di diventare seri, e poi magari anche di non abbracciarsi per un po’.

Con o senza rammarico, ma scegliere anche quello.

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