Federico Scoppa

Il resoconto fotografico di Federico Scoppa a bordo della Sea Watch 3

È il 30 dicembre dell’anno appena passato quando il fotogiornalista italiano Federico Scoppa sale a bordo della Sea Watch 3. Mentre noi cominciamo a salutare l’anno che si sta per concludere con lunghe cene tra amici, abiti di paillette e bollicine, lui si prepara a testimoniare con le sue fotografie una realtà ben diversa, quella del Mediterraneo e degli esseri umani che tentano disperatamente di attraversarlo.

Non è la prima volta, sa già bene come funzionano le cose. Il battesimo è avvenuto alcuni anni fa a bordo dell’Aquarius di Sos Méditerranée, poi c’è stata la scorsa estate a bordo della stessa nave in cui si trova ora, quella che è rimasta ferma al largo del porto di Lampedusa per più di un mese e di cui tutti ricordano la donna forte e determinata al suo comando, Carola Rackete. Questa volta per fortuna le cose vanno diversamente: rimane a bordo fino al 16 gennaio e arriva al porto di Taranto assieme ad altre 119 persone che mettono per la prima volta piede in Europa.

foto e courtesy: Federico Scoppa
foto e courtesy: Federico Scoppa

In quei giorni, Federico non manca di scattare fotografie a bordo dei gommoni utilizzati per i salvataggi, questa volta testando la tecnica ad infrarossi.
Quando lo contatto telefonicamente per saperne di più, mi dice che è un esperimento nuovo, il suo, per cercare di offrire qualcosa di diverso tra le migliaia di foto che vengono sottoposte ai nostri occhi. In questo modo ottiene delle immagini che mettono in risalto loro, gli esseri umani che affrontano quella distesa d’acqua immensa, ora in secondo piano.

Sappiamo già che il mare è il loro peggior nemico, ma dimentichiamo che in quello stesso mare loro sono in un completo stato di abbandono e ritiene che questo suo esperimento lo dimostri benissimo. Io, di mio, non posso dargli torto, i suoi scatti sono bellissimi e durissimi allo stesso tempo. Non riesco a smettere di staccare gli occhi da quelle vite che mi chiedo quanto dolore abbiano vissuto e forse dovranno ancora vivere.

foto e courtesy: Federico Scoppa

Quando salgono a bordo, Federico, così come il resto dell’equipaggio, costituisce il primo vero contatto con l’Europa. Vorrebbero potersi collegare a internet, informarsi su ciò che li aspetta, ma non potendolo fare si rivolgono a lui. Qualcuno chiede se in Italia ci sono piantagioni di arachidi, perché nel suo paese era ciò che gli dava sostentamento per vivere; altri sono preoccupati dalla situazione politica, soprattutto i libici, che Federico vede per la prima volta in fuga dalla guerra, e vogliono aggiornamenti dettagliati. 

Arrivati al porto di Taranto come sempre le loro strade si dividono, molti lo aggiungeranno su Facebook e ogni tanto lo contatteranno per scambiare qualche battuta, aggiornarsi sulle proprie vite. Federico torna a casa, ma per loro è solo il primo passo di un lungo percorso, che a discapito di quanto vogliono farci credere, non si ferma nel nostro paese.

foto e courtesy: Federico Scoppa
foto e courtesy: Federico Scoppa
foto e courtesy: Federico Scoppa
foto e courtesy: Federico Scoppa
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