Durante la mia infanzia, così come oggi, uno dei tanti modi per mettere a tacere i miei capricci era quello di regalarmi un qualsiasi supporto sul quale potessi scrivere: diari, quaderni, taccuini, ecc. Alcuni rimanevano perfettamente integri, altri erano pieni di citazioni di libri che avevo appena letto o film che avevo visto, altri ancora erano il luogo prescelto per sfoghi e resoconti di giornate. In tempi più recenti, invece, sono una presenza fissa e imprescindibile nei miei zaini da escursionismo o nelle borse da città.
Alla calligrafia e all’estetica dello scritto ho sempre fatto molta attenzione, acquistando penne di vario genere, prendendomi tutto il mio tempo per non fare errori e tutto ciò che una persona pignola può ben immaginare, ma i miei livelli di cura non sono affatto paragonabili a quelli di José Naranja (su Instagram @jose_naranja).

Un tempo ingegnere aeronautico, la sua occupazione principale è diventata quella di esplorare il mondo e non perderne nemmeno un dettaglio nei suoi diari di viaggio. L’ultimo lo ha pubblicato alla fine dell’anno appena passato, con il titolo The Nautilus Manuscript, ed è una copia in tutto e per tutto dell’originale che José ha redatto tra il 2015 e il 2019.
Sono 208 pagine di francobolli, disegni di piccoli e grandi particolari, mappe, impressioni e sensazioni tramutate in parole, tutte realizzate rigorosamente dalla sua mano. È scientificamente impossibile perdere anche solo un’immagine o una virgola, nonostante la lingua — quella spagnola — potrebbe non esserci familiare, così come è impossibile non immaginarsi in viaggio con José o seduti accanto a lui mentre riempie quelle pagine.
Sarò decisamente di parte, ma il diario di un vero esploratore me lo sono sempre immaginato così.



