La tipografia, come e più di altre discipline, oltre ad affondare le proprie radici nel passato, ne porta ancora addosso i segni. Alcuni caratteri in uso oggi sono stati disegnati secoli fa e la maggior parte di quelli moderni e contemporanei discendono più o meno direttamente dalle lettere che i primi tipografi progettarono nei decenni che seguirono l’invenzione della stampa a caratteri mobili.
Visti i tanti cambiamenti tecnologici avvenuti nel corso degli ultimi cinque/seicento anni — dalle matrici in legno ai caratteri in piombo, dal linotype alla fotocomposizione, fino al digitale — i caratteri sono stati continuamente aggiustati e modificati per adattarsi ai metodi di stampa, alle piattaforme e ai formati, e lo stesso succede in quei casi, ultimamente sempre più frequenti, nei quali attraverso ricerche di archivio si scoprono o riscoprono progetti di type design rimasti chiusi nei cassetti per anni (vedi, ad esempio, il progetto Adobe Hidden Treasure o lo Sväng, ripescato dagli anni ’70).
Dare nuova vita a segni rimasti apparentemente “congelati” nel passato è anche l’attività svolta da Nóra Békés e Céline Hurka, due giovani designer grafiche che quasi quattro anni fa — inizialmente come compito da svolgere per l’università e in seguito come progetto personale indipendente — hanno cominciato a lavorare sulla progettazione di font digitali basati su ricerche di archivio.
Entrambe di base nei Paesi Bassi, Békés, che è ungherese, e Hurka, che è tedesca, hanno affrontato parallelamente due epoche diverse: Békés focalizzandosi sulle lettere rinascimentali di Garamond e Granjon, Hurka sulla tipografia barocca di Nicholas Kis. Durante il processo di ricerca e progettazione, tuttavia, le due si sono confrontate più volte, e proprio da tale confronto e da tutti gli appunti presi nelle varie fasi dell’opera, è nato un libro, Reviving Type.
Finanziato grazie a una campagna di crowdfunding conclusasi con un successo, Reviving Type non soltanto racconta tutto ciò che le due designer hanno scoperto e fatto — dal rintracciare gli archivi al ridisegnare i font — ma anche le difficoltà, i successi, l’approccio, le metodologie e i processi (quelli dell’una differenti da quelli dell’altra).
Pubblicato nell’agosto del 2019, il libro consta di 160 pagine ed è diviso in due parti — una storica e una progettuale — entrambe molto ricche di materiale iconografico, e può essere considerato come una vera e propria guida sia per chi volesse confrontarsi con una simile impresa sia per chi è interessato ad approfondire il tema della progettazione tipografica.
Reviving Type si può ordinare online attraverso un apposito form.