Si può racchiudere l’enorme potenziale creativo di un continente vasto e complesso come l’Africa in una rivista? È possibile documentare i successi e cercare di raccontare le storie — innumerevoli — degli artisti che dell’Africa sono originari ma sono nati o cresciuti altrove?
L’impresa è ardua, ma la giornalista Helen Jennings, l’art director Sara Hemming, e l’attore e regista Sy Alassane, che nel 2015 hanno fondato la piattaforma online Nataal, hanno trovato la strada giusta per farlo, e cioè puntare sugli artisti e sui designer emergenti.
Dedicata principalmente ad arti visive, musica e moda, Nataal pubblica interviste e articoli, andando alla ricerca delle più interessanti realtà — dal Marocco al Mozambico, dall’Angola all’Egitto, dall’Etiopia alla Nigeria, fino alle principali capitali occidentali — oltre a organizzare mostre, eventi e dibattiti, produrre campagne di comunicazione e offrire consulenze a marchi e aziende.

L’idea, come racconta Jennings in un’intervista realizzata da Stack, è di «celebrare il continente in tutte le sue forme». Una missione che lo scorso anno ha aggiunto un nuovo strumento al proprio arsenale, cioè una rivista cartacea.
Nataal Magazine, che esce con un solo numero all’anno, densissimo di contenuti e molto elegante dal punto di vista grafico, va ad approfondire i temi toccati dalla versione online.
Il secondo numero, uscito a giugno 2019 e intitolato Radical Wave, ospita in quasi 400 pagine alcuni tra i più interessanti talenti africani (o di origine africana), affermati e non, e inoltre interviste, racconti, reportage e materiali d’archivio, con la fotografia nel ruolo di regina assoluta di tutta la parte visiva.






