Da non molto ho partecipato a Fino a qui, la mostra in occasione dell’apertura stagionale dello Studio di illustrazione Rebigo di Genova. La mostra (gratuita e visitabile fino al 20 Novembre) è dedicata ai carnet di viaggio di Alessandro Parodi, Ste Tirasso, Luca Tagliafico e Matteo Anselmo, frutto delle loro peregrinazioni dai santuari scintoisti di Tokyo alle dune dell’Erg di Chebbi, dalle coste elleniche ai vicoli di Genova. Nello studio sono stati ricostruiti dei piccoli angoli con oggetti o appunti che ricreassero l’atmosfera e il clima creativo locale nel quale quei quaderni sono stati colmati di disegni, work in progress, frasi. Tutti quegli elementi che da sempre siamo abituati ad attribuire alla lunga ed antica tradizione dei diari di viaggio degli artisti “vagabondi”. Testimonianze filtrate dalla sensibilità degli autori che offrono la propria visione delle regioni attraversate.
Per una di quelle alchimie a me tanto care, è da poco uscito per Kalandraka, un piccolo libro, che del carnet ha sicuramente le fattezze fisiche e che di fatto è centrato sullo stesso tema della mostra.
Si intitola Barcelona e l’autore è David Pintor, già Premio Andersen nel 2015 con La piccola grande guerra, Sebastiano Ruiz Mignone ai testi, Lapis come editore.

In realtà questo è il secondo volume di una collana titolata Città: Pintor aveva già dedicato la prima opera a Venezia, a cui era valso il Premio Rodari-Omegna nel 2017.
Ora torna a confrontarsi con il capoluogo catalano, portandoci a spasso — mano stretta — in un modo del tutto particolare.
Per prima cosa scopriamo che a guidarci sarà il pittore stesso, in una sovreccitazione stimolata dalla bellezza dei luoghi e in un continuo, febbrile movimento nell’atto costante di raggiungere la meta successiva e di farci contemplare la bellezza della doppia tavola corrispondente.
Come secondo fattore, tutti gli elementi architettonici che andremo a visitare sono stati progettati dal grande Antoni Gaudí.

Verrebbe da dire, allora, che Barcelona è a tutti gli effetti un carnet “architettonico”, se non fosse per quell’afflato di poesia e di freschezza e quella grande proprietà di immedesimazione che la matita di Pintor riesce a conferire alla sua narrazione per immagini. Perché, va ricordato, in questo albo illustrato non compare una sola parola, se non una piccola introduzione in catalano, in spagnolo e in inglese.
Ovviamente non potendo far conto su alcuna didascalia, non può mancare una tavola sinottica che ci permetta di orientarci fra i monumenti, i Café, le Piazze, i Mercati, a seguire con gli occhi socchiusi, come quelli di vigili gatti randagi, i paesaggi che si stagliano alla luce calda ed intensa dell’alba o del tramonto.
Mentre davanti a noi iridano frammenti e spaccati di una Barcellona bellissima da rievocare o da aver voglia di conoscere.

