Quanto basta ad un bambino per immaginare mondi fantastici? Quanto per scatenare la sua fantasia e sviluppare la sua capacità di immergersi in una dimensione nella quale il tempo e lo spazio vengono sospesi e l’unica occupazione possibile diventa il gioco?
Poco, pochissimo.
Eppure l’affanno generale è quello di saturare l’infanzia di oggetti inutili e spesso dannosi e limitanti.
Quando basterebbe invece capire che, quanto meno il bambino conosce e quanto più saranno poveri i suoi mezzi, tanto più potrà affidarsi alla sua fantasia e farla fluire verso rivoli sorprendenti e inaspettati.
Tutto questo viene abilmente descritto in un bellissimo albo, appena uscito per i tipi di Terre di Mezzo Editore. Si intitola Bastano cinque ciliegie. Finalista alla Biennale di illustrazione di Bratislava e selezionato per la mostra The Original Art della Society of Illustrators of New York, è opera di Vittoria Facchini, allieva del grande Emanuele Luzzati e Premio Andersen 2006 come Migliore Illustratrice.
L’albo è una gioiosa declinazione di quello che cinque ciliegie possono accendere nella mente di un bambino nel momento in cui gli vengono affidate dalla mamma.
I protagonisti sono due fratellini. Due nastrini — uno azzurro e uno rosa — stretti sulla loro fronte, ci fanno intuire che sono un maschio e una femmina. Lo si intuisce soltanto, però. L’autrice ci fa capire, a mano a mano che si procede nella narrazione, che non c’è distinzione alcuna di ruoli nel gioco.
Quello che colpisce su tutto è il tratto bambino della Facchini che traduce alla perfezione e non senza picchi di grande intensità visiva la dimensione di complicità intima e ludica dei due personaggi.
E allora le ciliegie che in un primo momento possono sembrare poca cosa, diventano un tesoro prezioso da proteggere, medicine per i “malatini”, medaglie per la divisa da generale, baci volanti in un climax crescente di invenzioni creative e iperboliche.
E, per spingersi oltre, il gioco si fa celebrazione vitale di un papà che parrebbe non esserci più e che ha lasciato in eredità quelle preziose perle rosse.
Un albo che nella sua corsa sfrenata è insieme delicata esaltazione dell’infanzia come esplosione di un’immaginazione anarchica e spensierata.
Consigliato a grandi e piccini.