Come ho già avuto modo di raccontare presentando il libro sulla storia di Tipoteca Italiana, quello fondato dalla famiglia Antiga a Cornuda, alle porte di Treviso, non è “solo” un museo — il più importante, in Italia, tra quelli dedicati a stampa e tipografia.
Tipoteca è infatti anche una stamperia, una galleria, un auditorium, un archivio e una biblioteca, e in quanto tale conserva una ricca collezione di circa 5000 libri e più di 2500 fascicoli di riviste dedicate alla grafica e alla tipografia.
Tra queste ultime c’è anche Campo Grafico, un seminale e rivoluzionario progetto editoriale che tra il 1933 e il 1939 diede alla stampe 66 numeri, influenzando il panorama teorico e pratico delle arti grafiche dell’epoca e lasciando un’impronta indelebile che si può rintracciare ancora oggi, e non solo a livello nazionale.
Fondato a Milano da un gruppo che includeva due grafici, un gallerista, un pubblicitario, due tipografi, un amministratore e diversi tecnici operai, Campo Grafico – Rivista di estetica e di tecnica grafica fu un’iniziativa che oggi diremmo “nata dal basso”. Coloro che la producevano e che vi partecipavano si facevano chiamare campisti e nel primo numero, uscito nel gennaio del 1933, scrissero la loro dichiarazione di intenti.
Intitolata Scopi semplici, tra le altre cose recitava:
«Mancava nel campo grafico una rivista eminentemente tecnico-dimostrativa che attraverso la pubblicazione di numerosi e pratici esempi eseguiti con definiti concetti estetici portasse nelle officine, agli addetti dell’arte nostra, un’idea delle possibilità attuali dell’arte grafica, divulgandone le continue mutabilità di tendenze e di mezzi in quest’epoca di feconda progressione».
Oggi, ottant’anni dopo la chiusura di questa irripetibile esperienza, Campo Grafico è ancora considerata a livello internazionale come una delle più feconde, interessanti e avanguardistiche esperienze editoriali del ‘900. Per questo Tipoteca ha deciso di dedicare alla rivista il primo numero di una nuova collana, quella dei Quaderni di cultura tipografica, nata per dare visibilità ai contenuti dell’archivio e raccontare le storie che ci sono dietro agli oggetti e ai documenti della collezione.
Curato dal docente, ricercatore e storico del design e della comunicazione visiva Carlo Vinti, coadiuvato da Sandro Berra e Leonardo Facchin di Tipoteca Italiana, il volume racconta appunto la storia e la portata culturale di Campo Grafico attraverso un saggio (in italiano e in inglese) dello stesso Vinti, e tantissime immagini tratte dalle pagine del magazine, che per ogni uscita cambiava completamente impaginazione, copertine e testata.
Progettato graficamente da Claudio Rocha, il libriccino è stampato da Grafiche Antiga su diverse carte e con diverse tecniche (che lo rendono un piccolo tesoro, come tutto ciò che esce dalle tipografie Antiga) e si può acquistare online.
A chi volesse approfondire segnalo il sito campografico.org, messo online dall’Associazione Culturale Campo Grafico, nata sei anni fa per preservare la memoria culturale e documentale della rivista.
Qui si possono trovare tutti e sessantasei i numeri, digitalizzati e consultabili da tutti.