«L’acqua ha un duplice compito. Quello di lavare tutte le nostre porcate, oppure di dare la vita», dice una delle protagoniste, una prostituta siciliana che poi viene mostrata mentre si lava.
È pieno di corpi, We the Bathers: corpi nudi e seminudi, corpi imperfetti, corpi veri, autentici, di madri, anziani, malati, senzatetto, lesbiche, trans, monaci buddisti — gente in lotta, gente che sopravvive, gente distrutta, disperata, fatalista, innamorata, piena di dubbi, in trasformazione.
Sono 14 i protagonisti di questo cortometraggio, e ciascuno di essi racconta il proprio rapporto con l’acqua.
Commissionato dall’azienda Lush Cosmetics, molto attiva sul fronte dell’ecosostenibilità e dei diritti delle comunità LGBTQ, e spesso protagonista di campagne coraggiose, il filmato è stato realizzato dalla fotografa e regista Phoebe Arnstein, che è stata capace di mettere a nudo — letteralmente e metaforicamente — le persone che ha incontrato durante le riprese.
Essendoci scene non adatte ai minori e che potrebbero turbare i benpensanti, la visione di We the Bathers è consigliata a un pubblico maturo e abbastanza intelligente da sapersi confrontare con la realtà.