Ogni libro che troviamo in libreria ha probabilmente lasciato dietro di sé un piccolo cimitero di progetti di copertina scartati: cestini — reali o digitali — stracolmi di cover_1.pdf, cover_2.pdf, cover_7def_def.pdf e nomi simili. È normale che succeda. Nel rapporto tra editori e art director, grafici e illustratori il «buona la prima» è cosa rara, e talvolta c’è anche l’autore, quando ha abbastanza potere contrattuale per farlo, a mettere bocca sulla scelta.
I motivi per i quali una copertina viene scartata sono molti, a volte in totale contraddizione tra di loro. Magari svela troppo la trama, magari troppo poco. Oppure una cover funziona benissimo nell’edizione italiana ma in quella americana potrebbe offendere qualcuno — o viceversa.
Su Literary Hub, qualche anno fa, un designer ha compilato una lista:
· troppo commerciale
· non abbastanza commerciale
· non si venderà agli uomini
· non si venderà alle donne
· aspetto “troppo digitale”
· troppo un “pastiche”
· completamente e assolutamente inappropriata
· non abbastanza appariscente
· troppo appariscente
· troppo all’avanguardia
· non abbastanza gatti
· troppo brutta
· troppo bella
· troppo facile
· troppo complessa
· troppo
Quel che è certo è che — tranne nel caso in cui il grafico, l’illustratore o l’art director non decidano di pubblicare comunque gli esemplari rifiutati sui loro portfolio — la maggior parte di noi non vedrà mai le copertine che non sono arrivate in libreria. Ed è un vero peccato, sia perché talvolta sono anche meglio di quelle che ce l’hanno fatta a finire sugli scaffali e le pile nei negozi, sia perché in questo modo ci perdiamo la possibilità di dare uno sguardo a un aspetto cruciale della comunicazione visiva che solitamente rimane dietro le quinte.
Proprio per questo il designer David Dunn ha dedicato al tema un libro, ironicamente intitolato No, no, no, no, yes, che raccoglie tutti gli scarti che stanno dietro a 25 copertine di libri pubblicati. Per ciascuna andata in porto, ne sono mostrate quattro che invece non ce l’hanno fatta, prodotte da designer di tutto il mondo.
Pubblicato da D & B Books, piccola casa editrice indipendente britannica fondata dallo stesso Dunn, il libro esce a sua volta con una sovraccoperta pieghevole che permette di ottenere in tutto cinque cover.
A parte una prefazione di Paul Felton — designer co-fondatore dello studio Common Curiosity, che ha curato il progetto grafico del volume — in No, no, no, no, yes non ci sono testi, in modo che il lettore si faccia la sua idea sul perché una copertina ce l’ha fatta mentre le altre quattro no.