Un taccuino pieno di pagine bianche è forse il gradino più alto raggiunto dall’ingegno umano.
Il taccuino è uno strumento per raccogliere (gli appunti), organizzare (i pensieri), annotare (gli spunti), elencare (le cose da fare), ricordare (gli appuntamenti), abbozzare (un’idea), segnare (i nomi, gli indirizzi), registrare (le entrate e le uscite), calcolare (a suon di numeri).
Sui taccuini scriviamo diari, appuntiamo fatti e indizi, immaginiamo viaggi, ricopiamo gli ingredienti di un piatto, schizziamo un dipinto, un’illustrazione, lo storyboard di fumetto o di un film. Ogni pagina vuota è già, in potenza, l’incipit di un grande romanzo, la guida per una giornata perfetta, la soluzione di un omicidio, l’epifania di una saporita ricetta, l’inizio di una eccezionale amicizia.
Come per tutti gli strumenti — come per un cacciavite, una matita, un binocolo — anche per il taccuino dall’archetipo ideale discendono un numero pressoché infinito di varianti. Cambiano le copertine, le dimensioni, le rilegature, il tipo di carta, la rigatura o la quadrettatura, così come ce ne sono di specifici per alcune attività, alcuni mestieri, alcune passioni, come preferisce chiamarle Moleskine, che ha da poco lanciato una linea di quaderni che ha chiamato appunto Passion Journals.
Sette taccuini per sette passioni — libri, viaggi, ricette, vino, benessere, bambini e matrimonio (anche se alcune, più che passioni, sono momentanee fasi della vita, vedi l’organizzare una festa nuziale o accompagnare il proprio figlio nei primi mesi della crescita).
Racchiusi in un box e caratterizzati da copertine rigide e una struttura che cambia in base al tema, hanno 400 pagine ciascuno, due segnalibri, doppia tasca interna e adesivi diversi in base al modello.