© Massimiliano Aurelio

Il lato B dei creativi pubblicitari: Massimiliano Aurelio

Ogni giorno un creativo pubblicitario si sveglia e sa che dovrà correre con la sua mente, attivando la modalità… pensiero laterale. Ogni giorno, puntualmente, il contesto lavorativo prova a castrare la creatività e così, a volte, alcuni temerari decidono di rivoluzionare la propria vita passando al lato B: il lato dei 45 giri che pochi ascoltavano, molti snobbavano, ma che in realtà nascondeva delle chicche insolite perché, in quello spazio, gli artisti erano liberi da ogni aspettativa.

Allo stesso modo, andremo a conoscere il lato B dei pubblicitari che hanno deciso di vivere creativamente felici e contenti, in agenzia o fuori.

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Vogliamo conoscere il lato B di Massimiliano Aurelio, illustratore felice ed ex Art Director non troppo pentito.

Classe 1980, nato a Taranto, vissuto a Roma, da più di un decennio è in pianta stabilissima a Milano. I suoi si sono sempre raccomandati che “facesse bene” e quando a 18 anni ancora pischello si trasferisce nella capitale per frequentare lo IED già sapeva che il fumetto e l’illustrazione 3D non erano nelle sue corde, ma l’illustrazione — quella pura — sì.

© Massimiliano Aurelio

Dopo 3 anni e un diploma da appendere al muro, confuso e comunque felice, decide di tornare a Taranto, perché degli amici hanno aperto un’agenzia pubblicitaria. L’ormai 21enne, ritorna a mangiare riso, patate e cozze ma ben presto scopre che la città gli va stretta, proprio come il lavoro in quella piccola agenzia, anche se si è potuto finalmente cimentare in “robette” di grafica e illustrazione che lo hanno quasi entusiasmato.

Annusata la situazione, il nostro Massimiliano prende una decisione.
«Papà non è che mi mantieni a Milano per un anno? Vediamo cosa succede, altrimenti torno!»
Pacca sulla spalla e un trolley pieno di incoraggiamento familiare con l’immancabile scorta di mozzarella di Gioia del Colle al seguito, arriva al nord puntando sulla città per eccellenza delle agenzie pubblicitarie e delle case editrici. Ma vi pare che uno così bravo e così determinato non abbia trovato qualcosa nel settore? Ebbene — rullo di tamburi — NO.

Mesi e mesi di incontri con il book sotto il braccio e nuove amicizie che lo portano a un colloquio epico: Massimiliano mostra i suoi disegni all’Art Director del Rolling Stone, magazine che ai tempi era da poco arrivato in Italia. Solito disco rotto. «Sei bravo, ma non hai uno stile tuo… troppo realistico e classico. Ritorna più in là».
Ma la storia cambierà anni dopo. No spoiler!

© Massimiliano Aurelio

Vabbè ad un certo punto si fa di necessità virtù. Il buon Massimiliano capisce che avere la possibilità di entrare a far parte di una della agenzie pubblicitarie più forti del momento come la TBWA, non era poi un’idea così malvagia. Così inizia il suo stage da Art Director nel reparto digital, facendosi coraggio: «Dai inizio, ci sto poco, giusto il tempo di continuare a cercare come illustratore».

Stacco.
Passano più di 6 anni e l’illustrazione è stata momentaneamente accantonata.
«Non era il lavoro che volevo fare, ma ho imparato tantissime cose come: il rapporto con il cliente, interfacciarmi in maniera strategica, trovare soluzioni ai problemi, insomma tutto ciò che mi è tornato utile quando ho fatto la scelta di diventare libero professionista. Ancora oggi mi dico: ah questa cosa l’ho imparata dal mio ex collega, dal mio ex Direttore Creativo, eccetera».

Ma andiamo per gradi. Torniamo al 2010: la crisi economica mondiale ha lasciato molte vittime dietro di sé, già da tempo: venivano decimati dipendenti in molti settori e la comunicazione era uno di questi. E quel Natale è toccato a Massimiliano.
«Dopo 24 ore di tristezza, mi sono detto magari è un segno per rimettermi in gioco».

Siamo arrivati al LATO B di Massimiliano Aurelio, ci troviamo nel gennaio del 2011, il momento della svolta.
«Forse prima di fare colloqui in agenzia, riprovo con l’illustrazione».

© Massimiliano Aurelio

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Da una situazione negativa tutto può cambiare.

Se non avessi vissuto quel momento storico, quel licenziamento, forse non avrei mai trovato il coraggio di dire basta. Oppure ci sarebbero voluti altri 10 anni. Prima mi sentivo frenato da… e se non guadagno e se non lavoro?
A 30 anni, non avevo più niente da perdere. Questa è stata la spinta.

Ma cosa ha l’illustrazione in più, rispetto all’art direction, da farti ritornane sui tuoi passi? Forse l’approccio creativo?

La creatività, lato pubblicitario, è bella ma ci devi essere portato. Tu lavori in coppia o in team, ci può essere feeling ma in mezzo ci sono tante figure. Le tue idee passano fino ad un certo punto perché c’è la direzione creativa, l’account, il cliente stesso. In agenzia, il lavoro finito lo sentivo meno mio, perché c’erano troppe voci in capitolo.
Nell’illustrazione sono io a decidere tutto e anche se il cliente mi chiede delle modifiche sono sempre io a decidere come farle. Poi non dimentichiamo i mezzi di comunicazione, altro limite all’ideazione. L’illustrazione invece è semplicemente illustrazione.

© Massimiliano Aurelio

Cosa è la creatività?

La creatività ce l’hanno un po’ tutti, dipende a cosa la vuoi applicare. Se io la dovessi mettere in cucina sarebbe pari a zero. Nel mio caso è la capacità di immagazzinare stimoli, spunti, cose curiose che conservo in immaginarie cartelle mentali da quando ero bambino, per farle riemergere al momento giusto, reinterpretandole in maniera personale e rendendole concrete nei progetti, dopo una fase di studio ovviamente.

Nell’illustrazione dove finisce lo studio e dove inizia la volontà di esprimersi e basta?

In primis c’è la tecnica che va allenata, perfezionata, e lo stile che ne deriva è in continua evoluzione. Disegnare ripetutamente ti permette di dare una definizione più accurata del tratto.
Se da Art Director disegnavo pochissimo, forse una volta al mese per diletto, la mia crescita e maturazione nell’illustrazione sono arrivate con il mio licenziamento. Dal 2011, disegno tutto il giorno, tutti i giorni. La fase di studio e gli esercizi di stile prescindono dalla creatività, questa subentra nella scelta del soggetto da disegnare. Mai un vaso di fiori, meglio gli atteggiamenti curiosi dei ciclisti milanesi.
Lo spirito d’osservazione è la prima fase dell’approccio creativo, magari sono attratto da particolari che altri non vedono, immagino cose che non ci sono.

© Massimiliano Aurelio

Com’è cambiata l’illustrazione ultimamente?

Nel 2011, l’anno della mia svolta, ho iniziato lavorando a mano: avevo una tecnica puntinata e ci impiegavo tantissimo tempo nello studio e sviluppo del disegno, per non parlare delle modifiche.
Ci volevano anche due giorni per piccoli dettagli da cambiare. Ora lavoro direttamente in digitale e qualsiasi variazione, piccola-grande che sia, è fattibile anche in tempi accettabili. Passare dalla matita alla tavoletta grafica è tutta un’altra cosa! All’inizio non riesci poi, presa confidenza, capisci che non puoi più farne a meno. Ti trovi a scarabocchiare non più su un foglio, ma su un tablet. La soddisfazione è la stessa, devi solo abituare la mano.

Fonti di ispirazione e soggetti preferiti?

Una volta i miei idoli erano i fumettisiti Frank Miller e Will Eisner. Oggi mi ispiro al mood e all’ironia sottile di Jean Jacques Sempé, illustratore del New Yorker, il mio tratto è influenzato anche da Harl Hirschfeld, capace di mixare dettagli e semplificazione realizzando disegni puliti, lineari, pur con tanti particolari.
Tra le mie passioni c’è la musica, non ho un gruppo che prediligo ce ne sono tanti. Papà mi ha dato delle buone basi con Beatles, Pink Floyd, Led Zeppelin, poi sono passato dal Brit-pop ai Radiohead. E poi i Green Day, gli Offspring e il New Metal. Oggi quando disegno ascolto anche la musica dance anni ’90, non me ne vergogno.

© Massimiliano Aurelio

Senti la mancanza dell’agenzia pubblicitaria?

Sì, per il fisso mensile! A parte gli scherzi, non mi manca perché in realtà lavoro ancora in pubblicità e oggi mi sento IO l’Agenzia Pubblicitaria. Perché, da solo, occupo diverse professioni contemporaneamente: pubbliche relazioni, amministrazione, creativo e recupero credito.
E quando faccio cavolate mi auto-cazzio, da buon capo di me stesso.

Hai una pubblicità che ti piace?

Di recente, lo spot Icnusa mi ha colpito parecchio per la sua semplicità. Una pubblicità del passato, sicuramente il tormentone Smirnoff del 2003 con “Conoscete Sergio di Rio?”
Una delle più vecchie, anni ’90, l’indimenticabile Levis Bombastic.

© Massimiliano Aurelio

Il tuo lato B può essere definito come un passaggio da Clark Kent a Superman, mettendo l’illustrazione al servizio dell’umanità?

Una volta ti avrei detto di sì, ma oggi da papà ti posso dire che mi trasformo in Superman tutte le volte che rientro a casa da mio figlio.

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Massimiliano Aurelio sarà presente al Paw·Chew·Go, il 13-14 ottobre al Base, Milano.

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