Lo spazio e il tempo come tela, la matematica e la serialità come strumento, la mancanza come miccia d’innesco dell’intero processo. Nel 1974 il grande artista americano Sol LeWitt presenta un’installazione chiamata Incomplete Open Cubes.
È dai primi anni ’60 che LeWitt studia e lavora coi cubi, girandovi attorno, entrandovi dentro, deformando, piegando, tagliando, nascondendo e rivelando, e continuerà a farlo fino alla sua morte, nel 2007.
Incomplete Open Cubes è costituita da 122 cubi di legno accompagnati dai relativi progetti e fotografie. Tutti i cubi sono differenti e incompleti. A ciascuno di essi, cioè, mancano uno o più spigoli, e LeWitt rappresenta tutte le possibili combinazioni di cubi incompleti con tre, quattro, cinque, sei, sette, otto, nove, dieci e undici spigoli.
In realtà di combinazioni ce ne sarebbero molte di più, perché — come spiega l’artista e designer americano Rob Weychert, che ha dilatato l’idea originale fino a raggiungere ben 4.094 combinazioni — LeWitt si è soffermato solo sui cubi in cui gli spigoli erano contigui e che potevano essere poggiati a terra.
Eliminando queste limitazioni, la somma delle potenziali varianti lievita e, come dimostra Weychert in un post in cui spiega il dietro le quinte del progetto, aumentano esponenzialmente anche le difficoltà.
Il risultato, ipnotico e affascinante, è online.
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