Nel 2015 lo studio britannico Dorothy, fondato da Ali, Phil, Jim e Tich, quattro designer specializzati in grafica e illustrazione, lanciò Blueprint, una serie di poster che, ispirandosi ai progetti dei circuiti elettrici, mappavano la storia di vari generi musicali.
Il primo manifesto fu dedicato alla musica elettronica (ricostruita sul circuito di un theremin) e successivamente, al ritmo di un nuovo poster all’anno, arrivarono quello sulla musica alternativa (sulla base la base del circuito elettrico di una radio a transistor), e quello sull’hip-hop (su circuito di un giradischi).
L’ultima uscita, che prende il “la” dallo schema di uno dei più importanti sintetizzatori mai prodotti, il Roland TB-303 Bass Line, ha come protagonista non soltanto un genere, l’acid house, quanto piuttosto un’intera cultura, quella dei club, e un’epoca, la fine degli anni ’80, la cosiddetta Seconda Summer of Love (la prima fu quella del ’67).
Pubblicata in due versioni, una col tradizionale blu e l’altra nella tonalità che più di tutte rappresentò la acid house, il giallo dello smiley, la stampa traccia le origini, la geografia e le evoluzioni del genere.
A differenza degli altri poster della serie Blueprint, dove i nodi delle mappe sono solitamente nomi di band, artisti, produttori e dj, nel caso dell’Acid House Love Blueprint a spiccare su tutti sono i luoghi — l’Amnesia di Ibizia, l’Haçienda di Manchester, lo Shoom di Londra, il Cream di Liverpool, il Ministry of Sound — per un effetto nostalgia ben più potente, perlomeno per chi ha vissuto quel decennio a cavallo tra gli ’80 e ’90, i rave, le feste a base di ecstasy.