Il 10 ottobre del 1911 a Wuchang, nella provincia centrale dello Hubei, in Cina, scoppiò una rivolta che in breve portò a una rivoluzione, la Rivoluzione Xinhai — o più semplicemente Rivoluzione del 1911 — che causò la fine della dinastia Manciù, al potere da quasi tre secoli, e l’abdicazione dell’imperatore Pu Yi, il celebre “ultimo imperatore” (a cui Bertolucci dedicò l’omonimo film) che allora era appena un bambino.
A Shanghai, che all’epoca era già uno dei più importanti centri finanziari e culturali d’Oriente, la notizia della rivolta e gli aggiornamenti sulla rivoluzione in corso arrivavano via telegrafo. Le agenzie di stampa del posto commissionavano quindi agli illustratori stampe raffiguranti i fatti salienti (più che la cronaca si trattava dell’interpretazione, spesso partigiana, di quanto stava succedendo).
Alcune di quelle meravigliose opere, talvolta a colori, talvolta monocromatiche, in alcuni casi con narrazioni simili ai fumetti, negli anni ’30 sono entrate a far parte della collezione dell’Università di Princeton, dove sono tuttora conservate. Trenta di quelle tavole sono state digitalizzate e messe online, a disposizione di chiunque.