La storia della graffetta (l’umile graffetta, che però, durante la Seconda Guerra Mondiale, è anche diventata un simbolo della resistenza) è una storia confusa. Poche certezze, svariati personaggi e aziende a reclamarne l’invenzione, e tante tipologie sviluppate e prodotte a partire da metà ‘800, quando qualcuno ha avuto l’intuizione di piegare del fil di ferro e sfruttare la forza elastica — definita già nel ‘600 dalla legge di Hooke — per tenere assieme dei fogli di carta (anche se in realtà, nel primo brevetto depositato, che risale al 1867 ed è opera dell’inventore americano Samuel B. Fay, si parla di clip da utilizzare per attaccare etichette alla stoffa).
Da allora fino a oggi sono molti i tipi di graffette messi sul mercato, come dimostra un account Instagram giapponese appositamente dedicato a loro, oppure stampa venduta dal paradiso della cancelleria, il negozio inglese Present & Correct, che ora, in collaborazione con l’editore americano Princeton Architectural Press, ha prodotto anche un set che contiene i 20 più celebri e storici modelli, dal 1860 al 1934, in ottone e argento, con tanto di informazioni su ciascun esemplare.